“I prefetti più anziani avevano sofferto loro stessi così a lungo da non veder l'ora di mettere in pratica la più alta espressione della loro autorità. La forza che stava dietro alle loro frustate era così piena di sadismo che ho sofferto dolori che non credevo possibili. Non sono mai stato uno portato a stringere i denti e in queste situazioni ero incapace di comportarmi da uomo: le mie reazioni erano quindi inusuali, rumorose, stridule. Gli altri ragazzi, quando sapevano che toccava a me, si radunavano davanti alla sesta classe per non perdersi il divertimento provocato dalle mie lamentose prestazioni. Ci misi quasi due anni per imparare a sopportare il dolore come ci si aspettava.” Laurence Olivier (1907–1989) attore e regista britannico Origine: Confessioni di un peccatore, p. 25
“Capisco benissimo l'atteggiamento psicologico del teddy boy col suo abito edoardiano; come tutti noi, egli vuole che la sua vita balzi al centro dell'attenzione, evochi il dramma e l'avventura. Perché non dovrebbe abbandonarsi a momenti di sfrenato esibizionismo, come lo scolaro indulge ai vagabondaggi e agli scherzi rumorosi? Non è naturale che quando vede le cosiddette classi abbienti affermare la loro fatuità egli voglia affermare la sua?Di questi tempi egli sa che la macchina obbedisce alla sua volontà come obbedisce a quella dell'esponente di qualsiasi ceto; che per cambiare una marcia o premere un bottone non occorre una speciale intelligenza. In quest'era insensata egli è pari a qualsiasi Lancillotto, aristocratico o scienziato che sia; il suo dito può distruggere una città con la stessa facilità di un esercito napoleonico. Non è dunque il teddy boy, una fenice che sorge dalle ceneri di una classe dirigente criminale, con un atteggiamento forse motivato da una subconscia convinzione, e cioè che l'uomo è solo un animale semi-addomesticato che per generazioni ha dominato gli altri con l'inganno, la crudeltà e la violenza?” Charlie Chaplin (1889–1977) attore, regista, sceneggiatore, compositore e produttore britannico Origine: La mia autobiografia, pp. 110-111