Francesco De Gregori: Frasi popolari (pagina 13)

“Per gli amici che vanno e ritornano indietro | e hanno perduto l'anima e le ali. | Per chi vive all'incrocio dei venti | ed è bruciato vivo.”

“La casa è una canzone sulla fragilità. Sul fatto che costruiamo sempre qualcosa che è destinato a crollare. Non è pessimismo, è disincanto.”

“Lo vedi, siamo come cani | senza collare.”

“E mi ricordo infatti un pomeriggio triste, | io col mio amico Culo di gomma, famoso meccanico, | sul ciglio di una strada a contemplare l'America: | diminuizione dei cavalli, aumento dell'ottimismo.”

“Generale, queste cinque stelle, | queste cinque lacrime sulla mia pelle | che senso hanno dentro al rumore | di questo treno, | che è mezzo vuoto e mezzo pieno | e va veloce verso il ritorno?”

“Fa parte delle esigenze di noi uomini interrogarsi su un mistero come quello della morte. Soprattutto per un laico come me, uno che non “crede” nel senso tradizionale del termine. Uno che non ha un'idea consolidata dell'aldilà, che non si aspetta un paradiso cattolico. Nella canzone il mistero viene risolto dalla figura di un angelo che “viene a sciogliere e non a legare”, scusa se mi cito. Il senso è vedere la nostra fine come un momento di scioglimento dolce, non una frattura, non una cosa di cui aver paura. Una canzone che dovrebbe riconciliarci con l'idea della morte che in occidente è sempre bandita. Soprattutto nelle canzoni, perché poi nessuno si scandalizza se un film o un romanzo trattano l'argomento. In una canzone è inusuale.”

“Mi ricordo le fotografie dei carri armati: | io passavo i pomeriggi a ritagliarle, | a incollarle sopra pezzi di cartone.”

“Bambini venite parvulos, | vale un occhio il vostro cuore, | mille dollari i vostri occhi, | i vostri occhi senza dolore.”

“Come passa quest'acqua di fiume che sembra che è ferma, | ma hai voglia se va.”

“No, nient’affatto, forse chi l’ascolta si è abituato a sentire testi meno elementari rispetto a 20, 30 anni fa. La scrittura delle canzoni si è evoluta nel tempo. Quando feci uscire un paio di dischi negli anni Settanta ci fu una levata di scudi: per molti scrivevo cose incomprensibili. Se fossero uscite oggi nessuno avrebbe detto niente.”

“Dolly del mare profondo, | figlia di minatori, | si leva le scarpe e cammina sull'erba | insieme al figlio del figlio dei fiori.”

“La storia siamo noi, nessuno si senta offeso; | siamo noi questo prato di aghi sotto il cielo. | La storia siamo noi, attenzione!, | nessuno si senta escluso. | La storia siamo noi; | siamo noi queste onde nel mare, | questo rumore che rompe il silenzio, | questo silenzio così duro da masticare.”

“Beviamo tutto, sentiamo il gusto | del fondo del bicchiere […].”

“Oltre quel monte il confine, | oltre il confine chissà, | oltre quel monte la casa di Hilde.”

“E anche adesso è rimasta una scritta nera | sopra il muro davanti casa mia; | dice che il movimento vincerà. | I nuovi capi hanno facce serene | e cravatte intonate alla camicia.”

“Ma se non fosse per sentirti vivo, adesso, io nemmeno per tutto l'oro del mondo | starei gridando.”

“E ripensa il soldatino | al suo rancio disgraziato, | all'odore della notte | e del sangue che ha versato. | Quella volta che la morte | gli è passata proprio accanto, | l'ha guardato di traverso | e se n'è andata zoppicando.”

“Santa Lucia, | il violino dei poveri è una barca sfondata, | è un ragazzino al secondo piano | che canta, ride e stona; | perché vada lontano fa' che gli sia dolce | anche la pioggia nelle scarpe, anche la solitudine.”

“Da anni accumulo idee. E poi le scrivo su qualche foglietto. Spesso le perdo o le dimentico, quindi quelle che restano sono sicuramente le più significative.”