Jean Paul Sartre: Frasi popolari (pagina 3)

“Mangiare è possedere per mezzo della distruzione.”

“Un diritto non è che l'altro aspetto di un dovere.”

“A che serve arrotare un coltello tutti i giorni se non lo si usa mai per tagliare?”

“Quando Dio tace, gli si può far dire quello che si vuole.”

“Ero un bambino, cioè uno di quei mostri che gli adulti fabbricano con i loro rimpianti.”

“Alle tre del pomeriggio è sempre troppo presto o troppo tardi per qualsiasi cosa tu voglia fare.”

“Devi scegliere: vivere o raccontare storie.”

“Un anticomunista è un cane, su questo sono irremovibile e lo sarò sempre.”

“Sono cieco, per caso, ma prima di perdere la vista, ho guardato più di mille volte le immagini che contemplerete.”

“Basta che un uomo odi un altro perché l'odio vada correndo per l'umanità intera.”

“Il sarcasmo è il rifugio dei deboli.”

“Non ci sono bambini "innocenti."”

“I tuoi indiavolati capelli guastano tutto» diceva. «Che cosa si può farne di un uomo rosso?”

“Una volta che ascolti i dettagli della vittoria, è difficile distinguerla dalla sconfitta.”

“L'uomo è un dio mancato.”

“A Napoli ho scoperto l'immonda parentela tra l'amore e il Cibo. Non è avvenuto all'improvviso, Napoli non si rivela immediatamente: è una città che si vergogna di se stessa; tenta di far credere agli stranieri che è popolata di casinò, ville e palazzi. Sono arrivato via mare, un mattino di settembre, ed essa mi ha accolto da lontano con dei bagliori scialbi; ho passeggiato tutto il giorno lungo le sue strade diritte e larghe, la Via Umberto, la Via Garibaldi e non ho saputo scorgere, dietro i belletti, le piaghe sospette che esse si portano ai fianchi.
Verso sera ero capitato alla terrazza del caffè Gambrinus, davanti a una granita che guardavo malinconicamente mentre si scioglieva nella sua coppa di smalto. Ero piuttosto scoraggiato, non avevo afferrato a volo che piccoli fatti multicolori, dei coriandoli. Mi domandavo: «Ma sono a Napoli? Napoli esiste?»”

“Già morta, già cosa, quando ancora dobbiamo viverla, la nostra epoca è sola nella storia e codesta solitudine storica influisce fin sulle nostre percezioni: ciò che noi vediamo "non ci sarà più"; si riderà delle nostre ignoranze, ci si indignerà delle nostre colpe.”

“[Che Guevara] Non era solo un intellettuale, era l'essere umano più completo del nostro tempo.”

“Qualche ora o qualche anno di attesa [della morte] è lo stesso, quando si è perduta l'illusione di essere eterno.”