“Assai edizioni della Bassvilliana si moltiplicarono per Italia, e specialmente in Milano, dove l'immortale Parini, maravigliato all'ardire dal nuovo poeta, disse quella memorabile sentenza, che il Monti cioè sempre minaccia di cadere colla repentina sublimità de' suoi voli, e non cade mai. Nell'edizione di Pavia si posero alcune forti note, nelle quali magnificandosi l'autore col titolo di Dante redivivo, fu censurata quella espressione di freddo e caldo.”

Origine: Notizie intorno alla vita e alle opere del cavaliere Vincenzo Monti, p. XVI

Estratto da Wikiquote. Ultimo aggiornamento 04 Giugno 2020. Storia
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Vincenzo Monti 182
poeta italiano 1754–1828

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“[Vincenzo Monti] Sempre minaccia di cadere colla repentina sublimità de' suoi voli, e non cade mai.”

Giuseppe Parini (1729–1799) poeta, librettista e traduttore italiano

Citato da Francesco Cassi, Notizie intorno alla vita ed alle opere di Vincenzo Monti in Tragedie del cavaliere Vincenzo Monti, Leonardo Giardetti, Firenze 1825

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“Checché ne sia di questi racconti favolosi, certo, Cecco per ingegno poetico non è neppure paragonabile al genio sovrano dell'Alighieri; e l'Acerba, al cui grandioso disegno non poté dare il debito svolgimento, rimane una nebulosa di fronte al sole sfolgorante della Commedia; ciò non pertanto anch'egli fu molto stimato nei tempi suoi e nei posteriori, e godette di una certa popolarità, anche alla stregua dei codici e delle edizioni della sua Acerba.
Né vi è storia politica e letteraria, che occupandosi di Dante non consacri un ricordo a Cecco d'Ascoli, e alle loro relazioni; e non celebri più o meno la sua Acerba. Basti rammentare che l'Alidosi la chiamò opera divina, certo esagerandone il merito. Dante, che è Dante, non ebbe sempre lo stesso culto, stando al numero delle edizioni della sua Commedia, il quale nel sec. XVII fu scarsissimo, a cagione del cattivo gusto predominante.
La civiltà italiana si può misurare alla stregua della varia fortuna di Dante, come direbbe il Carducci, ossia del culto di Dante rivelato principalmente dalle edizioni e dalle illustrazioni del suo poema. Qui cade opportuna la osservazione del Labriola, che essendo stata composta lAcerba quando appena si conosceva e forse non intera la Commedia, non aveva ancora potuto aver luogo quella educazione letteraria, che poi andò facendosi sul gran Poema, dal quale data e non prima lo svolgimento largo e magnifico della nostra letteratura.”

Carlo Lozzi (1829–1915)

da Cecco d'Ascoli e la musa popolare, pp. 35-36

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