“Che è mai il poema di Dante? È la splendida, è la feconda inaugurazione della moderna italica civiltà.”

Origine: Da Il Triumvirato nella storia del pensiero italiano ossia Dante, Galilei e Vico, discorso del prof. Pietro Siciliani letto il dì 15 maggio 1865 nell'aula del Liceo Dante, coi tipi di M. Cellini e C., Firenze 1865, p. 14.

Estratto da Wikiquote. Ultimo aggiornamento 21 Maggio 2020. Storia
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pedagogista e filosofo italiano 1832–1885

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“La nostra stella polare, o signori, è di fare che la città eterna sovra la quale venticinque secoli accumularono ogni genere di gloria diventi la splendida capitale del Regno italico.”

Camillo Benso Cavour (1810–1861) politico e patriota italiano

11 ottobre 1860, riportata in una targa posta nella Sala Cavour di Palazzo Madama
Origine: Dal sito istituzionale del Senato http://www.senato.it/relazioni/21612/21690/30823/31235/56711/56752/genfoto.htm

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“Non esiste una civiltà occidentale o europea, ma esiste una civiltà moderna che è puramente materiale.”

Mahátma Gándhí (1869–1948) politico e filosofo indiano

14 ottobre 1909, p. 274
La forza della verità

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“Alla manutenzione, l'Italia preferisce l'inaugurazione.”

Leo Longanesi (1905–1957) giornalista, pittore e disegnatore italiano

Milano, 3 agosto 1955
La sua signora

“La civiltà moderna, quanto ha di buono, l'ha tolto dal Calvario: la santa parola lo ha cresciuto ed alimentato.”

Guglielmo Audisio (1802–1882)

Proemio a "Eloquenza sacra", edizione del 1846

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“Penso che non potrò mai vedere un poema bello come un albero.”

John Knox (1514–1572) teologo scozzese

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“Checché ne sia di questi racconti favolosi, certo, Cecco per ingegno poetico non è neppure paragonabile al genio sovrano dell'Alighieri; e l'Acerba, al cui grandioso disegno non poté dare il debito svolgimento, rimane una nebulosa di fronte al sole sfolgorante della Commedia; ciò non pertanto anch'egli fu molto stimato nei tempi suoi e nei posteriori, e godette di una certa popolarità, anche alla stregua dei codici e delle edizioni della sua Acerba.
Né vi è storia politica e letteraria, che occupandosi di Dante non consacri un ricordo a Cecco d'Ascoli, e alle loro relazioni; e non celebri più o meno la sua Acerba. Basti rammentare che l'Alidosi la chiamò opera divina, certo esagerandone il merito. Dante, che è Dante, non ebbe sempre lo stesso culto, stando al numero delle edizioni della sua Commedia, il quale nel sec. XVII fu scarsissimo, a cagione del cattivo gusto predominante.
La civiltà italiana si può misurare alla stregua della varia fortuna di Dante, come direbbe il Carducci, ossia del culto di Dante rivelato principalmente dalle edizioni e dalle illustrazioni del suo poema. Qui cade opportuna la osservazione del Labriola, che essendo stata composta lAcerba quando appena si conosceva e forse non intera la Commedia, non aveva ancora potuto aver luogo quella educazione letteraria, che poi andò facendosi sul gran Poema, dal quale data e non prima lo svolgimento largo e magnifico della nostra letteratura.”

Carlo Lozzi (1829–1915)

da Cecco d'Ascoli e la musa popolare, pp. 35-36

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