Frasi da libro
Trainspotting

Irvine Welsh Titolo originale Trainspotting (Inglese, 1993)

Trainspotting è il primo e più fortunato romanzo dello scrittore scozzese Irvine Welsh: narra delle grottesche vicissitudini dei componenti di un gruppo di tossicodipendenti nella Edimburgo di fine anni ottanta.


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“Ho bisogno di una botta, per la causa dell'oblio.”

Trainspotting

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“Lo chiamano Sick Boy non perché sta sempre male per crisi da astinenza, ma perché è un coglione che ha la testa fuori posto.”

I ragazzi del buco, Jean-Claude Van Damme e la Madre Superiora; p. 9
Trainspotting, Tirarsi fuori

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“Tom Curzon, il terapista del centro antidroga, che faceva l'assistente sociale e non il medico, era uno della scuola rogeriana, e aveva una terapia basata sull'individuo. Allora sono andato in biblioteca a vedere quello che aveva scritto Carl Rogers. Il libro che ho letto era una cacata, ma per dire la verità mi sembrava che Tom si fosse avvicinato più degli altri a quella che secondo me era la verità. Disprezzavo me stesso e il mondo perché non ero capace di accettare i miei limiti personali e quelli che mi venivano imposti dalla vita.
A quanto pareva, quindi, l'accettazione dei propri limiti era una condizione mentale sana, o comportamento non deviante.
Il successo e il fallimento sono semplicemente la soddisfazione o la frustrazione del desiderio. Il desiderio può essere in prevalenza intrinseco, basato sui nostri impulsi personali, oppure estrinseco, stimolato soprattutto dalla pubblicità o dai modelli di comportamento sociale che ci vengono proposti dai mass media e dalla cultura popolare. Dice Tom che i miei concetti di successo e fallimento funzionano solo a un livello individuale, e non a un livello sia individuale che sociale. E quindi, siccome mi rifiuto di accettare un riconoscimento da parte della società, il successo e il fallimento possono essere per me soltanto delle esperienze momentanee, perché sono esperienze che non possono essere sostenute dall'accettazione di altri valori di tipo sociale, come il benessere materiale, il potere o la posizione sociale; oppure, nel caso di un fallimento, la condanna e la disapprovazione. E allora, secondo Tom, non serve a un cazzo venirmi a dire che sono andato bene agli esami, che ho un buon lavoro o che sto con una bella ragazza; perché questo tipo di riconoscimento per me non significa niente. È chiaro che mi fa piacere, quando succedono queste cose, e che hanno un valore in se stesse, ma è un valore che non può essere sostenuto senza un riconoscimento da parte mia della società che lo considera come tale. Quello che Tom sta cercando di dire, credo, è che non me ne frega un cazzo. Perché?
Così torna in ballo la mia alienazione dalla società. Il problema è che Tom si rifiuta di accettare il mio punto di vista, che non è possibile cambiare la società per migliorarla davvero, e che io non posso cambiare per adattarmi alla società. Questa situazione provoca in me depressione. Scarico tutta la rabbia che provo contro me stesso, è questa la depressione, dicono. Però la depressione provoca anche una mancanza di motivazione. Mi cresce un vuoto dentro. La droga mi serve a riempire il vuoto, e mi aiuta anche a soddisfare il mio bisogno di distruggere me stesso, e qui torniamo alla rabbia diretta contro di sé.
Qui devo dire che sono d'accordo con Tom. Dove non ci troviamo più d'accordo è quando lui si rifiuta di vedere lo squallore totale del quadro generale. Lui dice che soffro di una mancanza di fiducia in me stesso, e che mi rifiuto di accettare questo fatto scaricando tutta la colpa sulla società. Secondo lui, questo mio modo di sminuire tutte le lodi e le ricompense (e di conseguenza anche le condanne) che potrei ricevere dalla società non è un rifiuto dei valori in sé, ma una prova del fatto che non mi sento abbastanza soddisfatto (o abbastanza scontento) di me stesso per accettarle. Invece di uscirmene a dire chiaro e tondo: Non credo di avere queste qualità (oppure credo di essere meglio di così), io dico: Tanto sono un mucchio di cazzate.”

Alla ricerca dell'essere interiore; pp. 196-197
Trainspotting, Salta tutto

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“L'autonomo che paga le marchette è veramente la forma di vita più spregevole sulla faccia della terra.”

I ragazzi del buco, Jean-Claude Van Damme e la Madre Superiora; p. 11
Trainspotting, Tirarsi fuori

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“Sai qual è il fatto, Spud? Che quando ti buchi, tutto il resto non conta. Non ti devi più preoccupare di niente.”

Renton: Una scopata dopo un secolo; p. 142
Trainspotting, Proviamoci ancora

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“[Renton] Si sentiva parte della realtà e, di conseguenza, vulnerabile.”

Una scopata dopo un secolo; p. 159
Trainspotting, Proviamoci ancora

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“Vediamo soltanto le cose che vogliamo vedere.”

Sangue marcio; p. 259
Trainspotting, In esilio

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“È facile prendersela con filosofia quando è un altro ad avere il sangue pieno di merda, e non tu.”

I ragazzi del buco, Jean-Claude Van Damme e la Madre Superiora; p. 17
Trainspotting, Tirarsi fuori

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“[…] non esiste niente al di fuori del momento.”

Il primo giorno del festival di Edimburgo; 1996, p. 24
Trainspotting, Tirarsi fuori

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“[…] è un codice maschile internazionale, il calcio.”

Arrancando per Londra; p. 250
Trainspotting, In esilio