Frasi su internazionalizzazione

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema internazionalizzazione.

Frasi su internazionalizzazione

Andrea Riccardi photo

“Le periferie, che sono molto più integrate da un punto di vista di comunicazione rispetto a quelle del secolo scorso, sono invece distaccate e non rappresentate da un punto di vista sociale e politico. Qui spesso le reti sociali sono scadenti o assenti. Il controllo sugli spazi urbani periferici risulta complesso e difficile, tanto che vaste aree — specie nelle megalopoli — finiscono sotto il dominio di mafie e di cartelli internazionali o nazionali del crimine. La città del XXI secolo è sempre meno una comunità di destino. Anzi, mentre una parte di essa viene assorbita nei flussi globali e procede sulla via dell’internazionalizzazione, un’altra resta ai margini e fuori dai circuiti di integrazione, se non sprofonda in una condizione di isolamento. Sono i quartieri abbandonati dove spesso le persone vivono per l’intera esistenza e dove forse i figli faranno la stessa vita dei genitori. L’universo delle megalopoli si è strutturato in modo che molto spazio abitato diventi luogo di esclusione. La megalopoli produce costantemente periferie urbane e periferizzazioni umane. Di fronte a questa realtà, specie nel Sud del mondo, lo Stato e le istituzioni sovente rinunciano ad un controllo reale di questi spazi. Diventa un mondo perduto, in cui i drammi umani e sociali si annodano con reti criminose e ribellismi endemici, nel quadro di una cultura della sopravvivenza. Il cristianesimo — su impulso di papa Bergoglio — ha la possibilità di comprendere in modo nuovo la condizione umana e urbana del XXI secolo.”

Andrea Riccardi (1950) storico, accademico e pacifista italiano

da Periferie. Crisi e novità per la Chiesa, Jaka Book, 2016
Libri

Hélène Carrère d'Encausse photo

“Erano queste le caratteristiche invocate dai partigiani dell'integrazione. I responsabili del movimento operaio lavoravano quindi all'avvicinamento tra operai ebrei e non ebrei, assicurando che quello che li accomunava (la loro condizione) era più importante di quello che li divideva (l'ebraismo). Senza dubbio, nei gruppi operai ebraici ci si esprimeva soprattutto in yiddish, ma per il semplice motivo che quello era il modo più facile di comunicare. Tuttavia, il primo intellettuale ebreo a constatare le difficoltà di un progetto di assimilazione fu proprio Martov. Indirizzandosi il 1º maggio 1894 agli operai di Vilno, egli affermò che gli interessi degli operai russi ed ebrei non erano sempre concordanti. Certamente, essi dovevano lottare insieme, ma gli ebrei non potevano fidarsi completamente dei russi. Occorreva dunque, concluse Martov, formare delle organizzazioni separate. Opinione destinata ad avere un seguito in un'epoca in cui un terrificante antisemitismo era diventato prassi quotidiana.
Fu contro questa visione specifica di un movimento operaio ebraico che il Bund venne invece fondato. Senza dubbio, al momento della sua costituzione, era un'organizzazione della classe operaia ebraica, ma, nello spirito di Martov si trattava di un temporaneo sacrificio alle condizioni specifiche della Russia; il fine ultimo era sempre l'internazionalizzazione della classe operaia che bisognava preparare.”

Hélène Carrère d'Encausse (1929) storica francese

cap. 3, p. 67
Lenin

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“Ma mi sono anche convinto che un paese come l'Italia, ricco e carico di storia, ma che non ha ambizioni egemoniche, può essere un crocevia importante nel mondo di oggi. È questo lo sforzo che l'Italia deve fare e che il governo italiano sta facendo, quello dell'internazionalizzazione dell'Italia.”

Andrea Riccardi (1950) storico, accademico e pacifista italiano

Con data
Origine: Citato in Filomena Fuduli Sorrentino, Andrea Riccardi, l'uomo che vuole internazionalizzare l'Italia http://www.lavocedinewyork.com/Andrea-Riccardi-l-uomo-che-vuole-internazionalizzare-l-Italia-/d/11882/, La Voce di New York.com, 20 maggio 2015.