Mullah Dadullah Akhund è stato un militare e politico afghano.
Durante l'invasione sovietica fu un importante comandante militare, ed in seguito fu personaggio di spicco del regime talebano in Afghanistan.
Morì partecipando ad uno scontro a fuoco in una località nella regione di Kandahar.
Apparteneva alla etnia Pashtun ed era originario della provincia di Uruzgan, nell'Afghanistan.
Dadullah aveva combattuto, come Mujaheddin, contro l'occupazione sovietica negli anni ottanta. Durante questa guerra aveva perso una gamba.
Era stato un membro del consiglio di direzione talebano nelle province di Kandahar, Uruzgan, Helmand prima dell'invasione condotta dagli Stati Uniti nel 2001. Secondo fonti non solo americane era un luogotenente del Mullah Omar, secondo soltanto a lui come autorità.
In queste vesti, nel 1999-2000, ha condotto la brutale soppressione di una sommossa guidata dagli Hazaras afgani nella provincia di Bamyan.
Alla caduta del regime dei Talebani, nel dicembre 2001, Dadullah era riuscito a sfuggire alla cattura da parte delle forze dell'Alleanza del Nord nella provincia di Kunduz.
Era noto in Italia per essere stato la mente del sequestro del giornalista Daniele Mastrogiacomo. Con lui è morto anche il fratello, liberato a marzo dal governo afgano, insieme ad altri quattro prigionieri, in cambio del rilascio del giornalista italiano. Esperto di propaganda, concedeva varie interviste alle reti satellitari, in particolare ad Al Jazeera. Aveva perso una gamba su una mina quando era un semplice combattente islamico. In passato per ben altre tre occasioni ne era stata annunciata la morte. Durante l'offensiva del gennaio 2001 contro gli sciiti di Hazara nella provincia di Bamyab si distinse per la violenza e perfino la stessa guida suprema dei talebani, il mullā Omar, fu da lui messo in ombra.
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1966 – 12. Maggio 2007