Vincenzo Vinciguerra:
Stato
Vincenzo Vinciguerra è terrorista italiano.
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“Io ho un futuro che assomiglia molto al passato. Io affermo che questa guerra c'è stata, questo eccidio, come lei lo chiama, non mi pesa sulla coscienza perché è un atto di guerra, rimane un atto di guerra, e quindi non mi può pesare sulla coscienza. Il senso che posso dare al mio futuro è quello di continuare sulla strada che ho intrapreso quando avevo tredici anni, sulla quale ho camminato fino ad oggi e sulla quale continuerò a camminare, in un ergastolo voluto. Non rifiutato, non imposto dallo Stato, ma voluto, cercato, e vissuto con la stessa coerenza che ho sempre mantenuto.”
“["Non fosse altro che per espiare"] No, nessuna espiazione. Ho rivendicato un gesto che, per rispetto a quei morti, avevo utilizzato il termine di "assunzione di responsabilità" e oggi mi vedo obbligato ad usare il termine di "rivendicazione" proprio per porre termine a una campagna di disinformazione che mi vuole contrito, pentito, se non altro su un piano morale, in ginocchio di fronte allo Stato-papà. No. Sono in piedi, rivendico l'attentato di Peteano, e continuerò con altri mezzi, con i mezzi che mi sono consentiti dalla situazione nella quale mi trovo, quella guerra che ho iniziato 27 anni fa e che non finirà prima che finisca io. Finirà allo stesso momento.”
“[Alla domanda "C'è qualcosa in cui crede oggi di più umano?"] Bisognerebbe intendersi su che cosa è umano. Un tipo di guerra, una scelta come questa esclude, almeno in parte, ciò che è umano. Io, per questo, non ho figli, non ho moglie e non ho affetti. Li ho, ma non verranno mai al primo posto. Se fossero venuti non avrei fatto la scelta, non avrei percorso la strada che ho percorso, perché di ciò che faccio io mi assumo le conseguenze. E come sono stato capace d'uccidere, non ho mai avuto timore di essere ucciso o di finire in quella che voi chiamate la morte civile. E su questo ve l'ho dimostrato ampiamente. Anche questo non corrisponde esattamente all'immagine dell'umano. Quindi io sono stato indubbiamente inumano; ma lo sono anche nei miei confronti… e lo sono più nei miei confronti che nei confronti degli altri, e continuerò ad esserlo.”
“Ci sono due punti, due punti importanti da chiarire: non c'è stata nessuna confessione. C'è stata un'assunzione di responsabilità, preannunciata in un interrogatorio ai magistrati di Bologna il 20 giugno 1984. Quindi assunzione di responsabilità che può essere intesa e deve essere intesa come rivendicazione, eventualmente, dell'attentato; non come atto di costrizione, come potrebbe fare intendere, e come fa intendere, il termine confessione. L'altro punto riguarda "l'unica strage". Giuridicamente è strage qualsiasi fatto provochi la morte di più di due persone, o comunque che ponga in pericolo l'incolumità di diverse persone. La strage, su un piano etico, su un piano morale, è quella che colpisce indiscriminatamente obiettivi civili, falcia la popolazione civile, nelle banche, nelle stazioni ferroviarie, sui treni. Un obiettivo militare colpito nell'ottica di un attacco allo Stato non può essere definito strage, giuridicamente, ma non su altri piani, non può essere messo sullo stesso livello dell'attentato di piazza Fontana, di Brescia, dell’Italicus, della stazione di Bologna del 2 agosto 1980.”