Christian Metz è stato un semiologo e critico cinematografico francese.
Tra i più noti, a livello internazionale, semiologi del film e teorici cinematografici, è stato uno dei primi ad applicare in Francia la linguistica di Ferdinand de Saussure e Louis Trolle Hjelmslev al cinema, sviluppando una semiotica di grande impatto, nella prima metà degli anni 1970, sugli studi del settore. Contemporanei ai suoi studi sono quelli di Raymond Bellour e Jean-Louis Baudry.
Ha insegnato all'École des hautes études en sciences sociales e ha collaborato a diverse riviste a cavallo tra strutturalismo, cinema, psicoanalisi e linguistica, prestando attenzione anche alla "cultura visiva" di Rudolf Arnheim e ottenendo a propria volta grande attenzione.
La sua ricerca è cominciata con l'articolo del 1964, Le cinéma, langue ou langage? sulla rivista "Communications" , dove si domandava quale tipo di linguaggio sta dietro un film e se eventualmente ne esistesse una grammatica.
Dopo l'analisi della struttura narrativa dei film che Metz chiamava Grand Syntagmatique, attraverso la quale sviluppò pioneristicamente una categorizzazione delle scene , interessandosi al film come struttura e racconto, si è rivolto alle teorie di Sigmund Freud e Jacques Lacan sulla fase dello specchio e i meccanismi del sogno e del voyeurismo, per spiegare i fenomeni percettivi e organizzativi del racconto filmico dal punto di vista del soggetto percettivo.
I suoi lavori furono criticati duramente da Jean-François Tarnowski sulla rivista Positif n. 158 e n. 188 , e più tardi da Jean Mitry con il libro La Sémiologie en question . Metz, aveva invece in precedenza analizzato Esthétique et psychologie du cinéma di Mitry.
Nel 1993 Metz, dopo un lungo declino per malattia, si suicidò a 62 anni.
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12. Dicembre 1931 – 7. Dicembre 1993