Torquato Tasso: Frasi popolari (pagina 6)

“Audace si, ma cautamente audace.”

“Felice e cotal morte e scempio,
Via più ch' acquisto di province e d'oro.”

“L'arte, che tutto fa, nulla si scopre.”

“Ride Armida a quel dir: ma non che cesse
Dal vagheggiarsi, o da' suoi bei lavori.
Poichè intrecciò le chiome, e che ripresse
Con ordin vago i lor lascivi errori,
Torse in anella i crin minuti, e in esse,
Quasi smalto su l'or, consparse i fiori:
E nel bel sen le peregrine rose
Giunse ai nativi giglj, e 'l vel compose.”

“La vergogna ritien debile amore;
Ma debil freno è di potente Amore”

“Grida Erotimo allor: l'arte maestra
Te non risana, o la mortal mia destra.”

“Tu prima, Onor, velasti
La fonte dei diletti,
Negando l'onde a l'amorosa sete.”

“Di natura, d' amor, de' cieli amici
Le negligenze sue son artifici.”

“Vantomi in lui scoprir gl'intimi sensi,
E i secreti pensier trargli del petto.”

“S'ei piace, ei lice”

“Ei che modesto è sì, com'essa è bella,
Brama assai, poco spera, e nulla chiede.”

“Amor servo de l'oro, è il maggior mostro,
Et il più abominabile, e il più sozzo,
Che produca la terra, o 'l mar frà l'onde.”

“Già la notte oscura
Avea tutti del giorno i raggj spenti;
E con l'oblío d'ogni nojosa cura
Ponea tregua alle lagrime, ai lamenti.”

“E l' aspettar del male è mal peggiore
Forse, che non parrebbe il mal presente.”

“Or se tu se' vil serva, e il tuo servaggio
(Non ti lagnar) giustizia, e non oltraggio.”

“E giungo ad un torrente, e riserrato
Quinci da i ladri son, quindi dal rio.”

“Ecco altre isole insieme, altre pendíci
Scoprian alfin men erte ed elevate.
Ed eran queste l'isole felici;
Così le nominò la prisca etate,
A cui tanto stimava i Cieli amici,
Che credea volontarie, e non arate
Quì partorir le terre, e in più graditi
Frutti, non culte, germogliar le viti.Quì non fallaci mai fiorir gli olivi,
E 'l mel dicea stillar dall'elci cave:
E scender giù da lor montagne i rivi
Con acque dolci, e mormorio soave:
E zefiri e rugiade i raggj estivi
Temprarvi sì, che nullo ardor v'è grave:
E quì gli Elisj campi, e le famose
Stanze delle beate anime pose.”

“Giace l'alta Cartago; appena i segni
Dell'alte sue ruine il lido serba.
Muojono le città, muojono i regni;
Copre i fasti e le pompe arena ed erba;
E l'uomo d'esser mortal par che si sdegni:
O nostra mente cupida e superba!”

“Era la notte allor ch'alto riposo
Han l'onde e i venti, e parea muto il mondo,
Gli animai lassi, e quei che 'l mare ondoso,
O de' liquidi laghi alberga il fondo,
E chi si giace in tana, o in mandra ascoso,
E i pinti augelli nell’oblio giocondo
Sotto il silenzio de' secreti orrori
Sopían gli affanni, e raddolciano i cori.”