“Erano gradini per me, li ho saliti; a tal fine ho dovuto oltrepassarli. Ma quelli credevano che volessi riposarmi su di loro.”

Ultimo aggiornamento 09 Settembre 2023. Storia
Argomenti
fine , gradino , salita
Friedrich Nietzsche photo
Friedrich Nietzsche 512
filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco 1844–1900

Citazioni simili

Fabio Aru photo

“[Sul Mont du Chat, la salita più dura di Francia] Fama meritata: è durissima. Metto allo stesso livello il Mortirolo e, un gradino sopra, lo Zoncolan. Sono le uniche salite dove uso il rocchetto posteriore da 32 denti: un rapporto che se lo spingi in pianura la catena gira a vuoto.”

Fabio Aru (1990) ciclista su strada italiano

Origine: Da intervista di Marco Bonarrigo, Ciclismo. Aru sogna in giallo: «Sono cambiato, la sofferenza mi ha reso più forte» http://www.corriere.it/sport/17_giugno_19/ciclismo-aru-sogna-giallo-sono-cambiato-sofferenza-mi-ha-reso-piu-forte-aa7002cc-5456-11e7-b88a-9127ea412c57.shtml, Corriere.it, 18 giugno 2017

Gianni Bugno photo

“Non ho bellissimi ricordi delle salite, che per me significavano sofferenza.”

Gianni Bugno (1964) ciclista su strada e dirigente sportivo italiano

da Sport Week, 12 maggio 2007

Mike Tyson photo
Jorge Luis Borges photo
Luigi Pirandello photo
Carlo Emilio Gadda photo

“Il flusso continuo dei taxi, sul viale maggiore, pareva la vana furia degli uomini, che ad ogni costo volesse arrivare a una fine.”

Carlo Emilio Gadda (1893–1973) scrittore italiano

Un'orchestra di 120 professori [parte ultima]: p. 190
Un fulmine sul 220

Alessandro Baricco photo

“Tutta quella città… non se ne vedeva la fine… /
La fine, per cortesia, si potrebbe vedere la fine? /
E il rumore /
Su quella maledettissima scaletta… era molto bello, tutto… e io ero grande con quel cappotto, facevo il mio figurone, e non avevo dubbi, era garantito che sarei sceso, non c’era problema /
Col mio cappello blu /
Primo gradino, secondo gradino, terzo gradino /
Primo gradino, secondo gradino, terzo gradino /
Primo gradino, secondo /
Non è quel che vidi che mi fermò /
È quel chevidi /
Puoi capirlo, fratello?,… lo cercai ma non c’era, in tutta quella sterminata città c’era tutto tranne /
C’era tutto /
Ma non c’era. Quel che non vidi è dove finiva tutto quello. La fine del mondo /
Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro., sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi fare. Loro sono 88. sei infinito. a me piace. Questo lo si può vivere. Ma se tu /
Ma se io salgo su quella scaletta, e davanti a me /
Ma se io salgo su quella scaletta e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti, milioni e miliardi /
Milioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai e questa è la vera verità, che non finiscono mai e quella tastiera è infinita /
Se quella tastiera è infinita, allora /
Su quella tastiera non c’è musica che puoi suonare. Ti sei seduto su un seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio /
Cristo, ma le vedevi le strade? /
Anche solo le strade, ce n’era a migliaia, come fate voi laggiù a sceglierne una /
A scegliere una donna /
Una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di morire /
Tutto quel mondo /
Quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce /
E quanto ce n’è /
Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell’enormità, solo a pensarla? A viverla… /
Io sono nato su questa nave. E qui il mondo passava, ma a duemila persone per volta. E di desideri ce n’erano anche qui, ma non più di quelli che ci potevano stare tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità, su una tastiera che non era infinita.
Io ho imparato così. La terra, quella è una nave troppo grande per me. È un viaggio troppo lungo. È una donna troppo bella. È un profumo troppo forte. È una musica che non so suonare.”

Novecento. Un monologo

Hernanes photo
Alessandro Baricco photo

Argomenti correlati