“La patria è come la madre, della quale un figlio non può parlare come d'altra donna.”

da La scienza nuova di Vico

Estratto da Wikiquote. Ultimo aggiornamento 21 Maggio 2020. Storia
Argomenti
donna , figlio , madre , patria , scienza
Carlo Cattaneo photo
Carlo Cattaneo 7
patriota, filosofo e politico italiano 1801–1869

Citazioni simili

Camillo Sbarbaro photo
Vitaliano Brancati photo

“Il singolo figlio non può arrivare alla Madre lasciandosi indietro i fratelli.”

Alessandro Pronzato (1932–2018) sacerdote cattolico italiano, giornalista, scrittore e professore

Prega per noi!

Mohammed Siad Barre photo

“In breve, cos'è un insegnante? Può essere veramente essere considerato come un padre o una madre, proprio come noi chiamiamo madre la patria. Non c'è niente di più rispettabile.”

Mohammed Siad Barre (1919–1995) politico somalo

My Country and My People, Vol. II
Variante: In breve, cos'è un insegnante? Può essere veritabilmente considerato un padre o una madre, proprio come noi chiamiamo madre la patria. Non c'è niente di più rispettabile.

Helen Rowland photo
Arrigo Cajumi photo

“«Se vuoi una bella donna piglia un'altra. Ma se vuoi una donna da letto, piglia me». Incantevole parlare, e troppo raro.”

Arrigo Cajumi (1899–1955) giornalista, scrittore e critico letterario italiano

Origine: Pensieri di un libertino, p. 89

Vittorio Sgarbi photo

“Non esiste figlio senza la madre. I bambini hanno bisogno della madre. La madre tanto amata da Pasolini. Il matrimonio si chiama così perché il punto centrale è la madre. Infatti quello omosessuale non può esistere, dovrebbe chiamarsi culimonio.”

Vittorio Sgarbi (1952) critico d'arte, politico e opinionista italiano

da un post https://www.facebook.com/SgarbiVittorio/posts/1019171218139285 del 29 ottobre 2015
Da Facebook.com

William Shakespeare photo

“Dovessimo restare zitte e non parlare, il nostro abbigliamento e la condizione dei nostri corpi saprebbero tradire la vita che abbiamo condotta dopo il tuo esilio. Pensa un poco teco quanto più sfortunate di ogni donna vivente siamo noi qua venute, poiché la tua vista che dovrebbe far fluire di gioia i nostri occhi, far danzare i nostri cuori di consolazione, costringe quelli a piangere e questi a tremare di paura e di dolore, ponendo la madre, la sposa e il figlio a vedere il figlio, il marito e il padre che dilacera via le viscere della sua patria. E a noi poverine la tua inimicizia è quanto mai fatale: c’interdici le preghiere ai nostri Dei, ed è questo un conforto che tutti godono eccettuate noi; infatti, come possiamo noi, ahimè, come possiamo noi pregare per la nostra patria, a cui siamo vincolate. Insieme con la vittoria tua, a cui siamo ligie? Povere noi! O noi dobbiamo perdere la patria, nostra cara nutrice, o altrimenti perdere la tua persona, conforto nostro in patria. Subire noi dobbiamo una calamità evidente, anche se fosse soddisfatto il nostro augurio che da una parte abbia da vincere; perché o tu dovrai, come straniero rinnegato, essere condotto ammanettato per le nostre vie, oppure dovrai marciare trionfalmente sulle rovine della tua patria e meritar la palma per aver prodemente versato il sangue di tua moglie e dei tuoi figli. In quanto a me, o figlio, non intendo farmi ancella alla fortuna sinché non siano finite queste guerre: se non mi sia dato persuaderti di mostrare nobile amistà alle due parti anziché volere la morte di una, tu non marcerai ad assalire la tua patria senza prima calpestare – sta sicuro che non lo farai – il ventre di tua madre che ti ha messo a questo mondo. (Atto V, scena III)”

Coriolanus

Argomenti correlati