“E queste parole il camerario gli disse superbamente, imperciocchè i servi per ordinario posseggano l'odorato più sottile dei segugi per distinguere quando una persona è in fiore, quando è matura, e quanto sta per cascare dalla grazia del padrone. Il Luciani, offeso di quell'essere buttato là come un trabiccolo a mezzo luglio, e più trafitto dal modo, guardò in cagnesco il camerario, quasi gli volesse dire:– Attendi a starmi lontano, perché se mi capiti fra le mani io ti farò vedere che mai cane mi morse, ch'io non volessi del suo pelo.”
da Beatrice Cenci, cap. XXIV
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Variante: Per questo è una viltà senza nome abbandonare un cane per strada. E' come se un genitore lasciasse in mezzo a un marciapiede un figlio piccolo. E per giunta bisogna dire che il figlio a volte "capita" senza averlo voluto, ma un cane non capita mai per caso. C'è un atto di volontà nel mettersi in casa un animale domestico che implica una responsabilità purtroppo non sentita da tutti. (pp.18-19)
Origine: Storie di cani per una bambina, pp. 18–19
Origine: Avvertimenti politici per quelli che vogliono entrare in corte del signor conte di Verrua, III