“Lenciclopedia partecipata [Wikipedia] mi preoccupa meno: la uso regolarmente, e trovo che la qualità e l'affidabilità delle informazioni sia notevole. Qualche problema c'è solo quando il soggetto è estremamente controverso. In questo caso la neutralità, e le reciproche obiezioni, spingono verso il minimo comun denominatore, e bisogna accontentarsi. Ma questo è inevitabile, e in fondo accadeva già con le enciclopedie tradizionali.”

Italians, Corriere.it
Origine: Da E se Internet fosse una fregatura? http://www.corriere.it/solferino/severgnini/08-02-01/01.spm, 1º febbraio 2007.

Estratto da Wikiquote. Ultimo aggiornamento 21 Maggio 2020. Storia

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“Invitare i lettori a non leggere gli articoli di Wikipedia e a preferire loro la Treccani, la Britannica o un’altra enciclopedia, cartacea o online, ma comunque provvista di un comitato editoriale è una cosa; convincerli davvero a farlo è un’altra. Di fatto, il problema dell’autorevolezza si pone a chiunque cerchi un’informazione. E dato che chiunque cerchi un’informazione ha molte probabilità di farlo usando Google, se un articolo di Wikipedia si trova in cima alla pagina di risposta di Google, come spesso capita, allora è inevitabile che si vada poi a guardare l’articolo di Wikipedia. La battaglia da combattere quindi non è invitare a non consultare Wikipedia o cercare di convincere che sarebbe meglio non guardare Wikipedia, quanto cercare di migliorare la qualità di quello che vi si trova, dato che è lì e non altrove che è probabile che i vostri amici, figli, colleghi e studenti finiranno per guardare, e dato che Wikipedia può venir editata.
Invitare ad intervenire su Wikipedia non è certo esente da rischi; innumerevoli possibilità di inquinamento si profilano all’orizzonte: persone che scrivono elogi ai propri beniamini (inclusi se stessi) e filippiche contro i propri nemici, interventi pubblicitari, vandalismo tribale o religioso, incapacità di mettere due parole in croce, impertinenza, dilettantismo e via dicendo. Ma non c’è nulla di nuovo sotto il sole. L’aneddotica invita a una certa cautela anche nel caso di enciclopedie cartacee di vecchio pelo. L’impareggiabile Edwards, luminosa enciclopedia di filosofia degli anni ’60 dello scorso secolo, avendo subappaltato le voci sulla filosofia italiana, offre al lettore una voce sull’assai marginale ‘Gallarate movement’ che tradisce la volontà del subappaltatore di dar lustro alle sue amicizie. Il Lexicon der Renaissance pubblicato nella ex Germania Orientale poco prima del crollo del Muro di Berlino può servire per un corso sulla cultura di regime della ddr e molto meno per ottenere informazioni sul Rinascimento. Più banalmente le enciclopedie, capitolazioni al tentativo di mettere ordine nel sapere imponendo l’unico registro classificatorio su cui nessuno ha obiezioni, ovvero l’ordine alfabetico, sono inevitabili specchi del loro tempo; non esistono enciclopedie perfette né metodi consensuali per generarle; non esiste un loro lettore da cima a fondo – e quando esiste, è un po’ eccentrico; sono collezioni di frammenti, legati a logiche decisionali che muovono da piani grandiosi e producono compilazioni di liste della spesa. E se servono, come servono, più a chi le scrive che a chi le legge, in quanto aiutano a mettere in forma semplice e concisa un sapere, o in quanto creano o cristallizzano identità culturali; allora la funzione addizionale di Wikipedia è che aiuta molti a chiarirsi le idee; non leggendo, ma scrivendo.”

Roberto Casati (1961) filosofo italiano

cap. Ha senso fare la guerra a Wikipedia?
Contro il colonialismo digitale

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“Chi è impegnato in una controversia si preoccupa della verità quanto il cacciatore si preoccupa della lepre.”

Alexander Pope (1688–1744) poeta inglese

da Thoughts on Various Subjects

“Bisogna prefissarsi un certo standard e accontentarsi di niente di meno.”

John Brodie (1862–1925) calciatore inglese

Origine: Citato in Stefano Pentegallo, Non è finita finché non è finita. Chi seguirà Stefanki dopo Roddick? http://www.ubitennis.com/sport/tennis/2012/10/29/794207-finita_finche_finita.shtml, Ubitennis.com, 29 ottobre 2012.

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“Se noi crediamo che la diffusione delle armi nucleari sia inevitabile, allora stiamo ammettendo in qualche forma che l'uso delle stesse armi sarà inevitabile.”

Barack Obama (1961) 44º Presidente degli Stati Uniti d'America

da un discorso tenuto a Praga il 5 aprile 2009
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Origine: Citato in Greg Jaffe, Why Obama chose the Iran talks to take one of his presidency's biggest risks http://www.washingtonpost.com/politics/why-obama-chose-the-iran-talks-to-take-one-of-his-presidencys-biggest-risks/2015/04/01/403b7a06-d7af-11e4-ba28-f2a685dc7f89_story.html, The Washington Post.com, 1° aprile 2015; tradotto in Perché Obama si è preso il rischio dell'Iran http://www.ilpost.it/2015/04/02/nucleare-iran-colloqui-obama/, Il Post.it, 3 aprile 2015.

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