Frasi da libro
Ab Urbe condita libri

Tito Lívio Titolo originale Ab Urbe condĭta (Latine)

Ab urbe condĭta libri CXLII , conosciuta semplicemente come Ab Urbe condita e in italiano anche solo come Storia di Roma e talvolta come Historiae , è il titolo, derivato dai codici , con cui l'autore, lo storico latino Tito Livio, indica l'estensione e l'argomento della sua opera: la storia narrata a partire dalla fondazione di Roma.


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“Tutti hanno di dispiacersi quando sono superati in qualcosa dai parenti.”

VI, 34; 1997
A proximis quisque minime anteiri volt.
Ab urbe condita, Proemio – Libro X

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“Queste sono piccole cose, ma è proprio non disprezzando queste piccolezze che i nostri antenati hanno reso così grande la Repubblica.”

Appio Claudio Crasso Inregillense: VI, 41; 1997
Parva sunt haec; sed parva ista non contemnendo maiores vestri maximam hanc rem fecerunt.
Ab urbe condita, Proemio – Libro X

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“Abolire il dovere di pagare i debiti mina alla base le regole della convivenza umana.”

Appio Claudio Crasso Inregillense: VI, 41; 1997
[F]idem abrogari cum qua omnis humana societas tollitur?
Ab urbe condita, Proemio – Libro X

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“L'ira e la speranza guidano ad errori.”

Tito Quinzio Peno Capitolino Crispino: VII, 40; 2006
Ira et spes fallaces sunt auctores.
Ab urbe condita, Proemio – Libro X

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“La situazione è giunta fino ai triarii.”

VIII, 8; 1997
[I]nde rem ad triarios redisse.
Ab urbe condita, Proemio – Libro X
Origine: Si usa nei momenti di difficoltà ed è sinonimo di "la situazione è critica".

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“Per lo più precipita nel suo destino chi fugge.”

VIII, 24; 2006
Ferme fugiendo in media fata ruitur.
Ab urbe condita, Proemio – Libro X

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“Il risultato mostra che la fortuna aiuta gli audaci.”

VIII, 29; 2009
[E]ventus docuit fortes fortunam iuvare.
Ab urbe condita, Proemio – Libro X
Origine: L'espressione «La fortuna aiuta gli audaci», utilizzata da Livio anche in un altro passo dell'opera (XXXIV, 37), si trova in molti autori latini, soprattutto in Terenzio Phorm. 1, 4, 25 (203); cfr. Cicerone Tusc. 2, 4, 11. Cfr. anche Publio Virgilio Marone.

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“L'invidia, come il fuoco, si dirige sempre verso i posti più elevati.”

Quinto Fabio Massimo Rulliano: VIII, 31; 2006
Etenim invidiam tamquam ignem summa petere.
Ab urbe condita, Proemio – Libro X

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“La fortuna molto può in tutte le umane cose, ma specialmente in guerra.”

IX, 17; 2006
Fortuna per omnia humana maxime in res bellicas potens.
Ab urbe condita, Proemio – Libro X

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“Per badare allo Stato niente è più sicuro di un collegio concorde.”

Quinto Fabio Massimo Rulliano: X, 22; 2011
[N]ihil concordi collegio firmius ad rem publicam tuendam esse.
Ab urbe condita, Proemio – Libro X
Origine: Questo qui espresso è il principio fondamentale delle istituzioni romane. Tutte le cariche erano collegiali, dai consoli alle magistrature minori, poiché c'era la convinzione che una gestione di questo tipo potesse allontanare il pericolo di una tirannide. (2011)

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“Lode al tuo valore e al tuo impegno.”

Lucio Papirio Cursore: X, 40; 1997
Tu quidem macte virtute diligentiaque esto.
Ab urbe condita, Proemio – Libro X
Origine: Rispondendo al giovane Spurio Papirio, figlio di suo fratello.

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“[Su Annibale] Ma in un uomo di tali qualità e valore, la contropartita era data da vizi immensi: una crudeltà mai vista in altra persona, una slealtà che lo rendeva peggiore della sua stessa origine cartaginese, disprezzo per le cose più vere e più sacre, spregio assoluto per gli dèi, per i giuramenti, per i vincoli religiosi.”

XXI, 4; 1997
Has tantas viri virtutes ingentia vitia aequabant, inhumana crudelitas, perfidia plus quam Punica, nihil veri, nihil sancti, nullus deum metus, nullum ius iurandum, nulla religio.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

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“Mentre a Roma si discute, Sagunto è presa.”

XXI, 7; 2006
Dum ea Romani parant consultantque, iam Saguntum summa vi oppugnabatur.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX
Origine: Si dice per lunghe discussioni che portano a indugi, invece che a rapide azioni.

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“Tanto minore è il pericolo, quanto minore è la paura.”

XXII, 5; 1997
[Q]uo timoris minus sit, eo minus ferme periculi esse.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

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“Siamo stati sconfitti in una grande battaglia.”

Marco Pomponio: XXII, 7; 1997
M. Pomponius praetor pugna inquit magna victi sumus.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

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“Tutti sanno che, sotto un buon condottiero, non ha grande valore la fortuna, ma sono a prevalere l'intelligenza e la razionalità.”

XXII, 25; 1997
Sciant homines bono imperatore haud magni fortunam momenti esse, mentem rationemque dominari.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

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“E non è solo il successo che insegna – il successo è il maestro degli stolti – ma anche la strategia razionale.”

Quinto Fabio Massimo: XXII, 39; 1997
Nec eventus modo hoc docet – stultorum iste magister est – sed eadem ratio.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

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“Si dice che la verità è destinata a soffrire, ma non si estingue mai.”

Quinto Fabio Massimo: XXII, 39; 1997
Veritatem laborare nimis saepe aiunt, exstingui nunquam.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

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“Il male è tanto più tollerabile quanto più lo si conosce.”

XXIII, 3; 1997
[N]otissimum quodque malum maxime tolerabile.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

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“Ognuno ha in mano la propria sorte.”

XXIV, 18; 1997
[S]uam cuique fortunam in manu esse.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX