Frasi da libro
Ab Urbe condita libri

Tito Lívio Titolo originale Ab Urbe condĭta (Latine)

Ab urbe condĭta libri CXLII , conosciuta semplicemente come Ab Urbe condita e in italiano anche solo come Storia di Roma e talvolta come Historiae , è il titolo, derivato dai codici , con cui l'autore, lo storico latino Tito Livio, indica l'estensione e l'argomento della sua opera: la storia narrata a partire dalla fondazione di Roma.


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“Nulla corre più veloce della fama.”

XXIV, 21; 1997
Fama […] nihil [in talibus rebus] est celerius.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

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“È facile rinunciare al possesso di una grande fortuna nel momento in cui lo si desideri, difficile e impegnativo è invece prepararla e costruirla.”

Dionisio I di Siracusa: XXIV, 22; 1997
Facile esse momento quo quis velit cedere possessione magnae fortunae; facere et parare eam difficile atque arduum esse.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

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“La folla ha questa natura: o serve umilmente, o superbamente comanda; né sa allontanarsi modestamente dalla giusta libertà, né goderla nella sua pienezza.”

XXIV, 25; 2006
Ea natura multitudinis est: aut servit humiliter aut superbe dominatur; libertatem, quae media est, nec sibi parare modice, nec habere sciunt.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

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“Chi per primo impugnerà la spada, sua sarà la vittoria.”

Lucio Pinario: XXIV, 38; 2010
Qui prior strinxerit ferrum, eius victoria erit.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

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“Molti sono i problemi la cui soluzione trova ostacoli nella natura, ma che vengono risolti dall'intelligenza.”

Annibale: XXV, 11; 1997
Multa, quae impedita natura sunt, consilio expediuntur.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

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“Se nel breve momento utile a cogliere un'occasione, la cui opportunità passa e poi vola via, si esita, inutilmente si va poi alla ricerca della circostanza perduta.”

Lucio Marcio: XXV, 38; 1997
Si in occasionis momento cuius praetervolat opportunitas cunctatus paulum fueris, nequiquam mox omissam quaeras.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

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“Da piccole cose, spesso traggono origine grandi e gravi fatti.”

XXVII, 9; 2006
Ex parvis saepe magnarum momenta rerum pendent.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

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“Come il rigore dei genitori, così quello della patria veniva attenuato dalla pazienza e dalla sopportazione.”

XXVII, 34; 1997
[U]t parentium saevitiam, sic patriae patiendo ac ferendo leniendam esse.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

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“La paura è sempre inclinata a veder le cose più brutte di quel che sono.”

XXVII, 44; 2006
Metus interpres semper in deteriora inclinatus.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

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“Per i barbari la fedeltà gira al girare della fortuna.”

XXVIII, 17; 1997
[B]arbaris, quibus ex fortuna pendet fides.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

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“L'animo umano è fin troppo pronto a scusare le proprie colpe.”

XXVIII, 25; 2010
[S]ubtrahente se quoque ut credidisse potius temere quam finxisse rem talem videri posset.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

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“Mi avvicino a questi interrogativi a malincuore, come fossero ferite, ma nessuna cura può essere effettuata senza sfiorarli e discuterli.”

Scipione l'Africano: XXVIII, 27; 2010
Nunquam mihi defuturam orationem qua exercitum meum adloquerer credidi, non quo verba unquam potius quam res exercuerim, […] apud vos quemadmodum loquar nec consilium nec oratio suppeditat.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

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“Tutte le plebi, per natura come il mare immobili, sono agitate dai venti e dalle aure.”

Scipione l'Africano: XXVIII, 27; 2006
Multitudo omnis sicut natura maris per se immobilis est […] ventus et aurae cient.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

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“Nessun delitto può trovare un motivo scusante.”

Scipione l'Africano: XXVIII, 28; 2006
Nullum scelus rationem habet.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

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“Non sempre la temerità ha buon esito.”

Quinto Fabio Massimo: XXVIII, 42; 2006
Non semper temeritas est felix.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

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“Il terrore delle cose ignote è maggiore.”

Scipione l'Africano: XXVIII, 44; 2006
Maior ignotarum rerum est terror.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

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“Nei tempi nostri non vi è tanto pericolo dai nemici in armi, quanto dai piaceri che da ogni parte sono sparsi.”

Scipione l'Africano: XXX, 14; 2006
Non est, non tantum ab hostibus armatis aetati nostrae periculi, quantum ab circumfusis undique voluptatibus.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

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“Gli uomini sentono più lentamente il bene, che non il male.”

XXX, 21; 2006
Segnius homines bona quam mala sentiunt.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

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“Possiamo più biasimare il passato, che non correggerlo.”

Annibale: XXX, 30; 2006
Praeterita magis reprehendi possunt quam corrigi.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

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“È difficile che rifletta sulle incertezze del caso, colui che mai è stato abbandonato dalla fortuna.”

Annibale: XXX, 30; 1997
Non temere incerta casuum reputat quem fortuna nunquam decepit.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX