Frasi da libro
Ab Urbe condita libri
Ab urbe condĭta libri CXLII , conosciuta semplicemente come Ab Urbe condita e in italiano anche solo come Storia di Roma e talvolta come Historiae , è il titolo, derivato dai codici , con cui l'autore, lo storico latino Tito Livio, indica l'estensione e l'argomento della sua opera: la storia narrata a partire dalla fondazione di Roma.

sommario del libro LV; 1997
Mane, Mancine.
Ab urbe condita, Libro XLI – Libro CXL
Origine: Parole pronunciate dagli dèi che preannunciavano al console Gaio Ostilio Mancino, mentre si imbarcava per la Spagna, la sua salvezza e allo stesso tempo il suo futuro tenebroso; egli venne sconfitto ed esiliato da Roma.

Publio Cornelio Scipione Emiliano: sommario del libro LVI; 1997
Cum gladio te vallare scieris, vallum ferre desinito.
Ab urbe condita, Libro XLI – Libro CXL
Origine: Frase proverbiale rivolta ai soldati che procedevano con i paletti per la costruzione, a fatica sotto questo peso. L'espressione sta a significare sia che la difesa può non occorrere se dotati di buon attacco, ma anche che non ci si deve rinchiudere per paura o fiacchezza negli accampamenti sicuri, ma bisogna affrontare il nemico corpo a corpo.

“[Roma] Città in vendita, andrai presto in rovina, se si troverà uno in grado di comperarti!”
Giugurta: sommario del libro LXIV; 1997
O urbem venalem et cito perituram, si emptorem invenerit.
Ab urbe condita, Libro XLI – Libro CXL
Origine: Vedasi anche Sallustio, che nel suo scritto La guerra di Giugurta, cap. XXXV, dice similmente Urbem venalem et mature perituram, si emptorem invenerit.