Frasi su annunciatrice

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema annunciatrice.

Frasi su annunciatrice

“Non è vero che se Berlusconi avesse le tette farebbe anche l'annunciatrice. È vero invece che se l'annunciatrice avesse le tette se la farebbe Berlusconi.”

Gino e Michele scrittore, autore televisivo e commediografo italiano

Anche le formiche nel loro piccolo s'incazzano

Enzo Biagi photo

“Se Berlusconi avesse le tette farebbe anche l'annunciatrice.”

Enzo Biagi (1920–2007) giornalista, scrittore e conduttore televisivo italiano

citato in Carlo Macchitella, Il gigante nano: il sistema radiotelevisivo in Italia: dal monopolio al satellite, RAI-ERI, 1985

Enzo Biagi photo

“D: Se lei avesse avuto un puntino di tette farebbe anche l'annunciatrice. Ma non lei viene mai il mal di testa dato che fa, praticamente, un po' di tutto.”

Enzo Biagi (1920–2007) giornalista, scrittore e conduttore televisivo italiano

Lettera d'amore a una ragazza di una volta, Rai, Silvio Berlusconi, L'uomo della tv

Dino Risi photo
Silvio Berlusconi photo
Silvio Berlusconi photo

“Se Berlusconi avesse le tette farebbe anche l'annunciatrice.”

Silvio Berlusconi (1936) politico e imprenditore italiano

Citazione erroneamente attribuita anche a Indro Montanelli

“Non lo dimentichiamo: esistono treni rapidi che «avvicinano» Torino (o Düsseldorf) al meridione, c'è la televisione che invia messaggi di… unità attraverso i presentatori e le acconciature delle belle annunciatrici, c'è il cinema, ci sono anche i libri e i rotocalchi (senza contare l'azione più specificamente politica dei partiti governativi e delle opposizioni)… Pure non si sfugge all'impressione che il Mezzogiorno resti ancora e in larga parte la terra solitaria e difficile, talvolta incomprensibile, che Abba e gli altri – le armi in pugno – vennero a scoprire e a «ricondurre» all'Italia vincendo, com'è noto, molte e cruente e gloriose battaglie ma in definitiva perdendo la loro guerra liberatrice. […] non è una affermazione che si faccia a cuor tranquillo, giacché resta comunque incomprensibile come un secolo così complesso di tragedie e di sommovimenti possa aver lasciato tanta parte del Mezzogiorno ferma ed estranea.
Come è possibile questo?
Se appena però ci si rifiuta di limitare il ragionamento alle modifiche più evidenti e naturali del costume meridionale (del resto molto limitate per esempio nei paesi dell'interno) e si bada invece al crescente dislivello nello sviluppo economico e culturale del sud rispetto alle altre regioni italiane (dislivello paurosamente cresciuto negli ultimi dieci anni) si deve ammettere come un dato della situazione italiana la perdurante «estraneità» del sud rispetto al resto della Nazione.
Né vi può ormai essere alcuno disposto seriamente a imputare questo ai meridionali in genere e non al blocco industriale-agrario che ha guidato secondo il proprio interesse la Nazione determinando per il Mezzogiorno una funzione e un destino coloniali.”

Aldo De Jaco (1923–2003) giornalista e scrittore italiano

da Letteratura e Mezzogiorno a cento anni dall'Unità, in Francesco D'Episcopo, «Le ragioni narrative» 1960-1961, Antologia di una rivista, Tullio Pironti Editore, Napoli, 2012, pp. 194-195. ISBN 978-88-7937-408-8