“Nessun uomo è felice se non pensa a se stesso come tale.”

Non è felice chi non si considera felice.
Sententiae

Originale

Non est beatus, esse qui se non putat.

Estratto da Wikiquote. Ultimo aggiornamento 24 Maggio 2020. Storia
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Publilio Siro 661
scrittore e drammaturgo romano

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“Verso nessuno l'avaro è buono, meno ancora verso se stesso!”
In nullo avarus bonus est, in se pessimus.

Publilio Siro scrittore e drammaturgo romano

L'avaro non è buono per nessuno; ancor meno per sé stesso.
Sententiae

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“In ogni avversità della fortuna l'esser stato felice è il genere più doloroso di sfortuna.”
[... ] in omni aduersitate fortunae infelicissimum est genus infortunii fuisse felicem.

Severino Boezio (480) filosofo romano

II, 4; 1996, p. 74

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“… mai ho definito tout court “razzista” la Lega Nord, nonostante i reiterati tentativi, messi in opera da quest'ultima, per meritarsi un tale appellativo.”

Luigi Manconi (1948) politico, sociologo e critico musicale italiano

Origine: Citato in Gli italiani sono razzisti? http://www.internazionale.it/opinione/luigi-manconi/2016/07/26/italiani-razzismo, Internazionale.it, 26 luglio 2016.

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“Ora il mio cor per te ridotto è a tale, | ed ogni ufficio suo così perdé, | che a stimarti, anche fida, ahi più non vale, | e a spregiarti, anche rea, forte non è.”
Huc est mens deducta tua mea, Lesbia, culpa, | atque ita se officio perdidit ipsa suo, | ut iam nec bene uelle queat tibi, si optuma fias, | nec desistere amare, omnia si facias.

Gaio Valerio Catullo (-84–-54 a.C.) poeta romano

LXXV, Non c'è via d'uscita
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Variante: *Ora il mio cor per te ridotto è a tale, | ed ogni ufficio suo così perdè, | che a stimarti, anche fida, ahi più non vale, | e a spregiarti, anche rea, forte non è.

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“Certamente noi guardiamo con preoccupazione ad un Nord che si dimentica del Sud: come cristiano e come uomo della contemporaneità non posso accettare che si lasci andare alla deriva l'Africa, cui ci unisce una stessa civiltà. Non possiamo vivere bene quando brucia la casa del nostro vicino: è immorale e inoltre il fuoco è contagioso.»”

Andrea Riccardi (1950) storico, accademico e pacifista italiano

Con data
Origine: Dall'intervista Riccardi: Genova, città aperta, Il Secolo XIX, 28 gennaio 2001; riportata in Santegidio.org http://www.santegidio.org/news/rassegna/2001/0129_secoloXIX_IT.htm.

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“Quanto all'Occidente, osservava in imbarazzato silenzio e chi aveva salutato con entusiasmo l'avvento dell'ayatollah confessava quasi a denti stretti il proprio errore o pentimento. La cosiddetta sinistra, quella sinistra per cui una rivoluzione va sempre assolta e chi non è d'accorso su questo è un fascista, tentava addirittura di giustificare lo scempio. «Devi capire che la rivoluzione non è un invito a nozze.» «Pensa a Robespierre e alle migliaia di ghigliottinati durante il Terrore, pensa a Lenin e alle centinaia di migliaia liquidati con le Grandi Purghe.» «Non dimenticare che certi eccessi sono inevitabili e necessari. Non è la prima volta che la rivoluzione divora i propri figli.» Non avevano detto le stesse cose, del resto, quando la libertà era stata assassinata in Polonia e in Cecoslovacchia e in Ungheria e nella Germania dell'Est, quando i sogni erano stati traditi a Cuba e in Vietnam? Non s'erano forse macchiati della stessa malafede, gli ipocriti, non s'erano forse rifugiati dietro la stessa disonestà, lo stesso timore d'apparir reazionari? Lo sapevo ben io che fino al giorno in cui avevo raccontato le infamie viste a Saigon, le colpe degli americani e dei sudvietnamiti e dei Loan, me l'ero cavata benissimo: conquistando orde di ammiratori e di amici. «Gran giornalista, grande scrittrice, gran donna.» Però appena avevo raccontato le infamie viste ad Hanoi, le colpe dei nordvietnamiti e dei vietcong e dei Giap, ero stata linciata sui loro giornali. E gli ammiratori s'erano trasformati in dispregiatori, gli amici in nemici: «Mascalzona, calunniatrice, serva del Pentagono. Ha offeso la rivoluzione!».
La rivoluzione. È dalla presa della Bastiglia che l'Occidente vive nella bugia chiamata rivoluzione. È da allora che questa parola equivoca ci ricatta come una parola santa, in quanto tale ci viene imposta come sinonimo di libertà-uguaglianza-fraternità, simbolo del riscatto e del progresso, speranza per gli oppressi. È da allora che le stragi compiute in suo nome vengono assolte, giustificate, accettate, che i suoi figli vengono macellati dopo aver macellato: convinti che essa sia la cura di ogni cancro, la panacea di ogni male. Ma rispettosamente la pronunciamo, rispettosamente la studiamo a scuola, rispettosamente la analizziamo nei trattati di politologia e nei saggi di filosofia. Rispettosamente non osiamo contestarla, rifiutarla, sbugiardarla sputando in faccia agli imbecilli e ai violenti che se ne servono per carriera.”

Origine: Intervista con il Potere, pp. 36–37

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