
XI.28
Liber ad milites templi. De laude novae militiae
Rm 8,2
Comunione nell'amore, Il pentimento
XI.28
Liber ad milites templi. De laude novae militiae
“In Gesù Cristo, che ne era il fine, l'antica Legge trovava in precedenza la sua unità.”
Il Verbo abbreviato
Rm 6,6) – e liberati dal peccato stesso nel profondo della coscienza, che il potere e la paura del peccato svaniscano e che la grazia possa essere di guida agli impulsi della coscienza, possa tenere a freno le azioni della carne, controllare l'insorgere dei pensieri, disciplinare l'ascesi, mescolarsi all'austerità e addolcire il dolore.
Ef 2,1). La persona morta a causa del peccato era già stata concepita nell'iniquità e dopo un certo tempo il travaglio di morte si è abbattuto su di lei. La nascita nel peccato è una condanna e una vera e propria morte che il peccatore avverte dentro di sé. Ma Cristo ha strappato il peccato dalla viscere del peccatore e così ci ha riscattati da una morte inevitabile. Egli è entrato al posto del peccato nelle profondità del nostro essere e ha preso corpo nella nostra più recondita intimità. La creatura che noi siamo è stata rinnovata: dopo che la morte ha dominato su di noi, ora regna in noi la vita, e il travaglio di morte è stato mutato nella gioia della vita e della liberazione. Cristo si è sottoposto alla morte per salvarci da una simile morte e sta ancora continuando la sua opera di salvezza.
“Tutto il regno di Cristo è perdono dei peccati.”
Origine: Breviario, p. 178
Fuoco sulla terra. Colloqui sulle beatitudini
Origine: Da un lettera ad Aleksandra Fëdorovna Romanova; citato in Enzo Biagi, Russia, Rizzoli, Milano, 1977, p. 52.