“Persuadere, convincere e commuovere.”

citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 549
Citazioni di Paolo Ferrari

Estratto da Wikiquote. Ultimo aggiornamento 21 Maggio 2020. Storia
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Paolo Ferrari (commediografo) 10
commediografo e scrittore italiano 1822–1889

Citazioni simili

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“Non ci si può convincere che Dio, il quale è un essere molto saggio, abbia posto un'anima, e soprattutto un'anima buona, in un corpo tanto nero.”

Charles Louis Montesquieu (1689–1755) filosofo, giurista e storico francese

citato in Gianni Scipione Rossi, Razzismo. Il buio della ragione nel secolo dei lumi
Variante: Non ci si può capacitare che Dio, il quale è un essere saggissimo, abbia messo un'anima, soprattutto un'anima buona, in un corpo nerissimo.

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“Se mi sento un poeta? Qualche volta. È parte di me. È parte di me il convincere me stesso che sono un poeta. Ma ci vuole molta dedizione. Molta dedizione. I poeti non guidano. I poeti non vanno al supermercato. I poeti non svuotano la pattumiera. I poeti non fanno parte dell'Associazione dei genitori e insegnanti. I poeti non vanno nemmeno a fare picchetti davanti all'ufficio delle Case popolari, o qualunque altra cosa. I poeti non parlano nemmeno al telefono. I poeti non parlano con nessuno. I poeti ascoltano molto e… di solito sanno perché sono poeti! Sì sono… come posso dire? Il mondo non ha bisogno di altre poesie, c'è già Shakespeare. Ce n'è già abbastanza di qualunque cosa. Qualunque cosa venga in mente, ce n'è già abbastanza. Ce n'era già fin troppa con l'elettricità, forse. C'è gente che l'ha detto. C'è gente che ha detto che la lampadina era già fin troppo. I poeti vivono in campagna. Si comportano da gentiluomini. E vivono secondo il loro codice di gentiluomini e muoiono in miseria. O annegano nei laghi. Di solito i poeti finiscono molto male. Basta guardare alla vita di Keats. O a quella di Jim Morrison, se lo vogliamo chiamare un poeta.”

Bob Dylan (1941) cantautore e compositore statunitense

Variante: "Se mi sento un poeta? Qualche volta. È parte di me. È parte di me il convincere me stesso che sono un poeta. Ma ci vuole molta dedizione. Molta dedizione. I poeti non guidano. I poeti non vanno al supermercato. I poeti non svuotano la pattumiera. I poeti non fanno parte dell'Associazione dei genitori e insegnanti. I poeti non vanno nemmeno a fare picchetti davanti all'ufficio delle Case popolari, o qualunque altra cosa. I poeti non parlano nemmeno al telefono. I poeti non parlano con nessuno. I poeti ascoltano molto e... di solito sanno perché sono poeti! Sì sono... come posso dire? Il mondo non ha bisogno di altre poesie, c'è già Shakespeare. Ce n'è già abbastanza di qualunque cosa. Qualunque cosa venga in mente, ce n'è già abbastanza. Ce n'era già fin troppa con l'elettricità, forse. C'è gente che l'ha detto. C'è gente che ha detto che la lampadina era già fin troppo. I poeti vivono in campagna. Si comportano da gentiluomini. E vivono secondo il loro codice di gentiluomini e muoiono in miseria. O annegano nei laghi. Di solito i poeti finiscono molto male. Basta guardare alla vita di Keats. O a quella di Jim Morrison, se lo vogliamo chiamare un poeta".

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“Dal suo punto di vista Berlusconi sta facendo una campagna assolutamente razionale. Ha rinunciato all'idea di convincere chi è dall'altra parte e persino a parlare agli indecisi. Lui si rivolge alla sua curva delusa, la rincuora, gli fa sentire l'odore del sangue, gli fa sentire che la vittoria è possibile. Punta a trascinare al voto i suoi possibili astenuti e ce la può fare. Chi non fa il suo mestiere è il centrosinistra. […] Rinunciare al confronto in tv sarebbe l'ultimo autogol di una lunga serie. Da Unipol alla candidatura D'Ambrosio per non parlare dell'atteggiamento scelto per catturare gli elettori: invece di indicare 5 cose da fare nei primi 100 giorni e costringere il centrodestra a discutere di questo, si tira fuori l'elenco del telefono detto programma dell'Unione, cioè 274 pagine scritte in corpo 11. Far questo vuol dire non avere una visione della realtà. […] C'è solo da guardare la fotografia di questi 10 anni, quello che è rimasto del suo sogno liberale del 1994. Doveva fare la grande riforma costituzionale e ci ha precipitato nel casino del proporzionale, doveva fare le grandi riforme economiche e abbiamo Tremonti che scrive libri da no global, doveva fare la grande riforma della giustizia e si è fatto solo gli affari suoi. Ha trasformato la Casa delle libertà nella Casa delle libertà vigilate.”

Daniele Capezzone (1972) politico italiano

da Corriere della Sera https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2006/febbraio/04/Capezzone_rinunciare_masochismo_co_9_060204022.shtml, 4 febbraio 2006, pagina 8

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“Sostenendo che si stia facendo un'operazione fondamentale e decisiva come quella della presunta soppressione del Senato, esattamente come presuntivamente sono state soppresse le Province, Matteo Renzi elenca i risultati che questo Esecutivo da lui guidato avrebbe portato a casa. Bene, fra questi, lui dice: «abbiamo portato a casa la riforma del lavoro, nessuno lo credeva eppure ci siamo riusciti». Lo ringrazio perché quantomeno ha parlato in italiano per uno che è abituato allo slang e allo "shish" almeno ha recuperato un pochino di sano orgoglio linguistico. Poi Matteo Renzi dice: «Poi abbiamo anche eliminato tasse giudicate a torto o a ragione insopportabili». Scusi, probabilmente qualunque contribuente potrebbe ritenere la propria tassazione una sorta di vessazione, poi poco importa se a torto o a ragione. Anche in questo caso Matteo Renzi dimostra la sua grettezza intellettuale e dunque morale perché le tasse non si tolgono a torto o a ragione perché sono considerate insopportabili. Noi abbiamo una Costituzione che ci dice che la fiscalità deve essere progressiva e questa è stata una conquista di chi adesso approva uno stravolgimento di quei principi, a torto o a ragione! Come se un Governo non si dovesse far orientare dalla ragione. Da che cosa si dovrebbe fare orientare: forse da Jim Messina, quel famoso specialista di comunicazione politica che forse lo accompagnerà casa per casa quando Matteo Renzi, così ci ha detto, dovrà andare a convincere gli italiani per il referendum confermativo. Perché a questo siamo arrivati, perché chi non ha il polso della situazione, chi non ha il controllo di quanto venga sentito dalle persone, dai cittadini, dai lavoratori, dai disoccupati, da tutti coloro che stanno pensando da troppo tempo all'emigrazione come unica via di fuga da questa situazione insopportabile, bene, chi quel rapporto non ce l'ha può anche pensare di spendere un botto di soldi per far venire un professionista statunitense di comunicazione politica.”

Nicola Morra (1963) politico italiano

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