“Facevano cerchio serrato intorno a Cobra il quale si era accuratamente rimboccato le maniche fin sui potenti bicipiti e ora si curvava verso un immaginario catino. – Guardate, – diceva, – guardate tutti quel che farò se ammazzano Giorgio. Il mio amico, il mio compagno, il mio fratello Giorgio. Guardate. Il primo che beccherò… mi voglio lavar le mani nel suo sangue. Cosí –. E si curvava sull’immaginario catino e immergeva le mani e poi se le strofinava con una cura e una morbidità spaventevoli. – Cosí. E non solo le mani. Ma anche le braccia voglio lavarmi nel suo sangue –. E ripeteva l’operazione di prima sull’avambraccio e sul lacerto.”
Cosí. Guardate. Se ammazzano il mio fratello Giorgio –. Parlava con la stessa morbidità e nettezza con cui si lavava, ma in ultimo scoppiò in un urlo altissimo: – Voglio il loro sangue! Voglio entrare nel loro sangue fino alle ascelleeeee! (pp. 49-50)
Una questione privata
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Il libro de Kipli