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“Nella città oscura dell'inconscio, ci aggiriamo tra palazzi, stamberghe e bui sotterranei.”

Ultimo aggiornamento 16 Maggio 2025. Storia

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“La lira accordata dalla fantasia | accompagni un pensiero oscuro e tetro; | poiché, ecco, son entrato nella tomba di Agamennone, | e tacito siedo sotto la volta sotterranea | intrisa del sangue crudele degli Atridi. | Il cuore si è assopito, ma sogna...”

Juliusz Słowacki (1809–1849) poeta polacco

quale tristezza! || Da lungi risuona quell'arpa d'oro, | di cui a me giunge soltanto l'eco eterna! | In questo antro druidico di grandi macigni | il vento penetra e sospira fra i crepacci, | ed ha la voce di Elettra: essa imbianca la tela | e mormora fra i lauri: «Quale tristezza!» [...] || Oh! come voi io taccio, Atridi, | le cui ceneri affidate alla custodia delle cavallette tacciono. | E non sento più la mia pochezza, | né più i miei pensieri si librano come aquile. | Sono qui profondamente umile e silenzioso, | in questo sepolcro di gloria, di delitto, di orgoglio.
Origine: Da La tomba di Agamennone, in Viaggio in Terrasanta da Napoli, 1836, in Scritti scelti, a cura di Bruno Meriggi, traduzione di A. M. Raffo, La Nuova Italia, Firenze, 1959, p. 91-94. In Andrzej Zielinski, Antologia delle letterature polacca-ungherese ceca-slovacca, Fratelli Fabbri Editori, 1970, p. 32.

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