“Il conte di Cavour, senza contestazione, è il terzo uomo di Stato d'Europa – con Lord Palmerston e l'Imperator Napoleone. La perdita di questo uomo, nelle circostanze attuali, sarebbe, per l'Italia, una sventura irreparabile. La forza del conte di Cavour non è nei suoi principii; egli non ne ha alcuno d'inesorabilmente determinato. Ma egli ha uno scopo, uno scopo fisso, netto, la di cui grandezza avrebbe data la vertigine a tutt'altro uomo – dieci anni fa – quello cioè di formare un'Italia una ed indipendente. […] Il signor di Cavour possiede la conoscenza generale degli affari; egli ha delle idee larghe, molto liberali, niente complicate; ma egli manca dell'abilità pratica della messa in scena. […] Il diplomatico è un gigante; l'amministratore, mediocre; l'uomo, un'antitesi. Con lui non si resta giammai in un'attitudine indeterminata: gli si ubbidisce o gli si addiviene ribelle. È non lascia menarsi dai suoi amici, non conta i suoi amici. È il pensiero d'Italia, all'estero; all'interno, ne è il cuore. Egli è l'anima sempre del Gabinetto, che in lui s'identifica, s'illusa, direbbe Dante.”
I moribondi del Palazzo Carignano
Argomenti
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giornalista, scrittore e patriota italiano 1815–1890Citazioni simili
Origine: La giovinezza del conte di Cavour, p. 361

Origine: Da una lettera di G. Pallavicino a Daniele Manin, del 1º ottobre 1856, ripr. in ibid., p. 212; citato in Denis Mack Smith, ibid., p. 414.

Origine: Citato in Giuseppe Garibaldi, Memorie, Tipografia di Alessandro Lombardi, Milano, 1860, vol. 1, p. 123 https://books.google.it/books?id=LtsoAAAAYAAJ&pg=PA123.
Garibaldi introduce questa citazione con «Anzani soleva dire». La parte centrale della citazione è riportata anche, come «massima di Anzani», in Indro Montanelli e Marco Nozza, Garibaldi, Rizzoli Editore, 1962, cap. VII.
Origine: Sommario delle lezioni di archeologia, p. 401

Jon Snow
2016, p. 467
Il Grande Inverno