“Monsignor Bembo fu affezionatissimo alla delicatezza della lingua, e questa poesia dolce e minuta par che nella nostra lingua fusse tutto il fine e il diletto suo, e in questo io non lo biasimo punto ch'egli le concedesse assai, ma non arei già voluto il tutto… Egli presuppone che l'ammirazione di Dante sia tutta in noi per le molte scienzie che sono in quel Poema inchiuse; e io non vo' dire che io ne tenga poco conto, che sarebbe sciocchezza: ma io dico bene che io l'ho per serventi di quel Poema, e non per principali, e ammiro il Poeta come Poeta, e non come filosofo e come teologo: se bene mi pare una quasi divinità d'ingegno l'aver saputo e potuto innestarle di sorte che elle servano al bisogno del Poema con grazia e con leggiadria.”

Origine: Citato in Walter Binni e Riccardo Scrivano, Antologia della critica letteraria, pp. 92-93

Estratto da Wikiquote. Ultimo aggiornamento 04 Giugno 2020. Storia

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