“A' era una tiara creada par no vê cunfins, chista; un puest dulà che li' buliganis di razza e di sanc no vevin costrut e i popui si incrosavin, si ingropavin tuna danza ch'a era la Furlana, la Sclava, la Stajara, tuna musica ch'a era chê dai cuei e da montagnis e dal splan devant dal mar. E a' gambiavin ciastinis e milùz par blava. E quanche 'l pan nol era vonda par tanti' bocis, ôns e samenza a' lavin a sparnizzâsi pal mont; leamps crevâz che si ingropavin lontan, leamps e prejeris a cori pal zîl, tun lâ e tornâ come li' sisilis sot da lindis. Friûl dolz, font, Friûl di confin messedât e fuart.”
da Anima di una tiara, p. 382
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da Madrigale, Nelle nozze del conte di Paleno, citato in Efemeridi letterarie di Roma, 1822
Origine: Citato in Maria Acrosso, La critica letteraria, p. 79

Variante: [Su un certo "sentimento anti-italiano" che sarebbe "l'ultimo snobismo di massa", C. B. risponde così:] Non mi vergogno d'essere nell'equivoco italiota. Non mi interessano gli Italiani, ecco. Qualunque governo, come qualunque arte, è borghese: tutta l'arte è rappresentazione di Stato, è statale. È uno Stato che si assiste fin troppo. "Se no alla mediocrità chi ci pensa?". La mediocrità, par excellence, è proprio lo Stato. Lo Stato dovrebbe smetterla di governare: si può dare uno Stato senza governo, mi spiego? [... ] Me ne infischio del governo, della politica, del teatro soprattutto[... ] Me ne frego di Carmelo Bene, io. Voi no, ma io sì.