Frasi da libro
Epistulae morales ad Lucilium

Le Epistulae morales ad Lucilium sono una raccolta di 124 lettere scritte da Lucio Anneo Seneca al termine della sua vita.


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“In mezzo agli stessi piaceri nascono le cause del dolore.”

91, 5
Epistulae morales ad Lucilium

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“Nasciamo diversi, moriamo uguali.”

XCI, 16
Impares nascimur, pares morimur.
Epistulae morales ad Lucilium

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“Quando insegnano, gli uomini imparano.”

VII, 8
Homines, dum docent, discunt.
Epistulae morales ad Lucilium

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“Non è perché le cose sono difficili che non osiamo, ma è perché non osiamo che sono difficili.”

CIV, 26
Non quia difficilia sunt non audemus, sed quia non audemus difficilia sunt.
Epistulae morales ad Lucilium

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“Negli uomini tale è il modo di parlare quale quello di vivere.”

114, 1
Talis hominibus fuit oratio qualis vita.
Epistulae morales ad Lucilium

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“Diverrò povero? Sarò con la maggioranza degli uomini. Andrò in esilio? Penserò di essere nato là, dove mi manderanno. Sarò messo in catene? E allora? Sono forse ora veramente libero? La natura mi ha già legato a questo grave peso del corpo. Morirò? Porrò cosi fine – dirai tu – alla possibilità di ammalarmi, di esser messo in catene, di morire. […] Moriamo ogni giorno: ogni giorno ci viene tolta una parte della vita e anche quando ancora cresciamo, la vita decresce. Abbiamo perduto l'infanzia, poi la fanciullezza, poi la giovinezza. Tutto il tempo trascorso fino a ieri è ormai perduto; anche questo giorno che stiamo vivendo lo dividiamo con la morte. Come la clessidra non è vuotata dall'ultima goccia d'acqua, ma da tutta quella defluita prima, così l'ora estrema, che mette fine alla nostra vita, non provoca da sola la morte, ma da sola la compie; noi vi giungiamo in quel momento, da tempo, però, vi siamo diretti. […] «Non viene una sola volta la morte; quella che ci rapisce è solo l'ultima morte». […] questa morte che tanto temiamo è l'ultima, non la sola. […] la follia umana, è così grande, che alcuni sono spinti alla morte proprio dal timore della morte. […] Ci chiediamo: «Fino a quando sempre le stesse cose? Svegliarsi e andare a dormire, mangiare ed aver fame, aver freddo e soffrire il caldo? Nessuna cosa finisce, ma tutte sono collegate in uno stesso giro: si fuggono e si inseguono. Il giorno è cacciato dalla notte, la notte dal giorno; l'estate ha fine con l'autunno, questo è incalzato dall'inverno, che a sua volta è chiuso dalla primavera: così tutto passa per tornare. Non faccio né vedo mai niente di nuovo. Ad un certo punto, di tutto questo si prova la nausea». Per molti la vita non è una cosa penosa, ma inutile.”

lettera 24; 1975
Epistulae morales ad Lucilium

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“Quando consideri il numero di uomini che sono davanti a te, pensa a quanti ti seguono.”

15, 10
Cum aspexeris, quot te antecedant, cogita, quot sequantur.
Epistulae morales ad Lucilium

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“Smetterai di temere se avrai smesso di sperare.”

V, 7
Desines timere si sperare desieris.
Epistulae morales ad Lucilium

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“[…] non sperare senza disperazione e non disperare senza speranza.”

104, 12; 2000, p. 955
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