
“È meglio ricevere che fare ingiustizia.”
V, 56
Accipere quam facere praestat iniuriam.
Philippicae, Tusculanae disputationes
Le Filippiche sono orazioni che Marco Tullio Cicerone pronunciò contro Marco Antonio dal 2 settembre del 44 a.C. al 21 aprile del 43 a.C., ad eccezione della II Filippica, immaginata come pronunciata in senato, in risposta agli sprezzanti attacchi di Antonio nei suoi riguardi durante l'assemblea del 19 settembre . Questa orazione di Cicerone, accuratamente preparata nella sua villa a Pozzuoli, poi inviata all'amico Attico - che ne apprezzò molto la vis retorica – e mai pronunciata, venne presumibilmente fatta circolare negli ambienti politici romani prima del 20 dicembre 44, giorno in cui la III e la IV Filippica vennero presentate rispettivamente in senato e davanti al popolo.
“È meglio ricevere che fare ingiustizia.”
V, 56
Accipere quam facere praestat iniuriam.
Philippicae, Tusculanae disputationes
“La vita dei morti è riposta nel ricordo dei vivi.”
IX, 10
Vita [...] mortuorum in memoria est posita vivorum.
Philippicae
“Se vogliamo godere della pace, bisogna fare la guerra.”
VII, 19
Si pace frui volumus, bellum gerendum est.
Philippicae
“Il sonno è immagine della morte.”
I, 38, 92
Habes somnum imaginem mortis.
Philippicae, Tusculanae disputationes
“È grande la forza dell'abitudine.”
II, 17, 40
Consuetudinis magna vis est.
Philippicae, Tusculanae disputationes
Origine: Citato in Paola Mastellaro, Il libro delle citazioni latine e greche, Mondadori, Milano, 2012, p. 10. ISBN 978-88-04-47133-2.