“Allora il senato, composto di teologi e filosofi, spediva grammatici e retori, armati di sacchi, al comando di un qualche filosofo – a volte anche questi prendeva parte diretta all'azione – a far man bassa negli orti altrui: ed ecco che al Seminario compariva la minestra di zucche. I senatori si impinguavano talmente di meloni e cocomeri che, il giorno dopo, i capiclasse risentivano loro due lezioni anzi che una: ché l'una usciva fuor dalla bocca, l'altra gorgogliava nel ventre senatoriale. Ginnasiali e seminaristi portavano certe parvenze di gabbane che giungevano loro insino all'era presente: termine tecnico che stava a dire, al di là dei calcagni.” Nikolaj Vasiljevič Gogol libro Mirgorod Mirgorod, p. 281
“Se voi farete il vostro ingresso dal lato della piazza, vi soffermerete certo ad ammirarne la vista: v'è una pozzanghera, una superba pozzanghera! Unica, quale mai ne vedeste di simili! Occupa quasi tutta la piazza. Stupenda pozzanghera! Case e casette, che da lontano si possono scambiare per biche di fieno, la circondano, e stupiscono della sua venustà.” Nikolaj Vasiljevič Gogol libro Mirgorod Mirgorod, p. 319
“Povera testolina! E perché sei venuta in questi paraggi?– Così, signor mio bello; a domandar l'elemosina, a vedere se raccapezzo almeno quel tanto che occorre per un tozzo di pane.– Hm! Che forse vorresti del pane? – chiedeva di solito Ivan Ivanovič.– Come non volerlo! Ho una fame da lupi.– Hm! – rispondeva di solito Ivan Ivanovič: – Allora, forse, avresti voglia anche di un poco di carne?– Ma di tutto quel che la signoria vostra vorrà regalarmi sarò contenta.– Hm! Forse che la carne è meglio del pane?– Ma cosa volete che scelga chi ha fame! Sarà buono tutto quel che vi degnerete di darmi. – Qui la vecchia, di solito, tendeva la mano.– Be'! Va' pure con Dio, – diceva Ivan Ivanovič. – E che te ne resti lì, come un palo? Non voglio mica picchiarti!” Nikolaj Vasiljevič Gogol libro Mirgorod Mirgorod, p. 307
“Tutto il gruppo formava un quadro poderoso: Ivan Nikiforovič eretto in mezzo alla stanza nella sua intera bellezza, senza verun ornamento! La vecchia, a bocca aperta, e l'espressione più stolta sul viso spiritato! Ivan lvanovič col braccio in alto, così come si raffigurano i tribuni romani! Un attimo raro fu quello, una scena grandiosa! E, pur nonostante, non vi era che un solo spettatore: il ragazzino dall'incommensurabile pastrano, che stava lì assai tranquillo, scaccolandosi il naso con un dito.” Nikolaj Vasiljevič Gogol libro Mirgorod Mirgorod, p. 315
“Agafija Fedoseevna aveva una scuffia sul capo, tre verruche sul naso, e una vestaglia color caffè a fiori gialli. I suoi fianchi parevano un mastello, e perciò ritrovarne la cinta sarebbe stato arduo altrettanto come vedersi il naso senza lo specchio; le gambe le aveva assai corte, e a foggia di due cuscini. Spettegolava, e mangiava barbabietole lesse al mattino, e possedeva l'arte di leticare in modo perfetto; e nel corso di tutte queste molteplici cure mai un solo momento il suo viso cambiava espressione; cosa di cui, per solito, sono capaci soltanto le donne.” Nikolaj Vasiljevič Gogol libro Mirgorod Mirgorod, p. 317