“E non paia strano di vedere un tribunale farsi seguace ed emulo d'una o di due donnicciole; giacché, quando s'è per la strada della passione, è naturale che i più ciechi guidino. Non paia strano il veder uomini i quali non dovevan essere, anzi non eran certamente di quelli che vogliono il male per il male, vederli, dico, violare così apertamente e crudelmente ogni diritto; giacché il credere ingiustamente, è strada a ingiustamente operare, fin dove l'ingiusta persuasione possa condurre; e se la coscienza esita, s'inquieta, avverte, le grida d'un pubblico hanno la funesta forza (in chi dimentica d'avere un altro giudice) di soffogare i rimorsi; anche d'impedirli. (cap. III; 2001, p. 120)” Alessandro Manzoni libro Storia della colonna infame Storia della colonna infame il male , Passione , Sugli uomini
“Il TiepoloGenio strabocchevole, strapotentissimo quello di Giambattista Tiepolo: Il Tiepolo è in gran voga al dì d'oggi; il Tiepolo e il Carpaccio. […] I contemporanei del Tiepolo, grandi ammiratori di lui, lo paragonavano a Paolo Veronese, e avevano ragione, poiché lo spirito del Tiepolo e quello del Caliari [Paolo Caliari] sono spiriti fratelli; se non che il Cinquecentista poteva entrare nella profondità del vero, ma, due secoli dopo, nell'età dei fronzoli, dei guardinfanti e de' cicisbei, il Settecentista non poteva più. […] Io ammiro il Tiepolo e lo amo sinceramente. Quella sua insolenza di fantasia, quella sua abbondanza miracolosa nel comporree abilità prodigiosa nell'eseguire stupiscono, rallegrano e attraggono l'animo. Il suo colpo di pennello è magistrale; la sua tavolozza, sapiente nell'ombreggiare, inarrivabile nei contrasti delle tinte sporche e nette, neutre e intere, opache e lucide, cupe e soavi, è un incanto. […] Il conte Algarotti lo chiamava nel 1760 il più gran pittore che abbia Venezia, l'emulo di Paolo Veronese e notava come mostrasse la erudizione di Raffaello e del Passino; ma, dopo morto, la sua gloria svanì. Ora torna a rifulgere. È un artista, in fatti, che deve suscitare alternativamente i grandi amori e i grandi odii.” Camillo Boito (1836–1914) architetto e scrittore italiano Origine: Gite di un artista, p. 29-32, 38 Sull'età , fratelli , Morto
“[di Francesco Petrarca] Ma in quella che comincia Quell'antico mio dolce empio signore (che può appartenere al genere giudicale) in cui il poeta introduce una lite fra sé ed amore dinanzi al tribunale della ragione, non tratta egli i più forti argomenti d'aggravar l'avversario suo di crudeltà, frode e ingiustizia, per concitargli contro l'odio del giudice, e la compassione verso di sé? E nella seconda parte, qual difesa non fa amore della sua causa! come abbatte le ragioni dell'emulo suo, e tutte contra gliele rivolge; amplificando i benefizi a lui fatti, e la gloria a cui, sua mercé, egli era salito! Or non è questa eloquenza?” Antonio Cesari (1760–1828) linguista e scrittore italiano Dissertazione sopra la lingua italiana Sull'arte , Su Dio , Sull'amore , Sulla giustizia
“[Antistene] da Socrate attinse la sua tolleranza e fu emulo della sua impassibilità: diede così inizio al Cinismo.” Diogene Laerzio (180–240) storico greco antico VI, 2; 2009, p. 203 Vite dei filosofi
“Il Foro di Traiano fu ritenuto, e con ragione, un vero prodigio architettonico e come tale fu luogo prediletto della popolazione romana; invero fu assai frequentato nei secoli di decadenza questo ricco luogo, che rammentava il sempre compianto principe, per grandezza emulo di Cesare, per bontà a lui superiore.” Pericle Ducati (1880–1944) archeologo italiano Periodo sesto, fase prima, p. 732 L'arte classica