Frasi di Acolmiztli Nezahualcóyotl

Acolmiztli Nezahualcóyotl è stato signore della città di Texcoco, nell'attuale Messico , e poeta in lingua nahuatl.

Era figlio di Ixtlilxochitl I, tlatoani di Texcoco, e di Matlacíhuatl, sorella di Chimalpopoca, tlatoani della città azteca di Tenochtitlán. Alla nascita ricevette il nome di "Acomiztli" .

Tezozómoc, re di Azcapotzalco, proseguendo la sua opera di conquista degli stati confinanti, prese Texcoco dopo un sanguinoso assedio nel 1418 e costrinse Ixtlilxóchitl alla fuga insieme al figlio. Quando furono raggiunti dai soldati nemici il ragazzo assistette dalla cima di un albero all'ultimo combattimento e alla morte del padre. Acolmiztli vagò quindi per le foreste, continuando a sfuggire alle ricerche di Tezozómoc, e cambiò il suo nome in "Nezahualcóyotl" . Trovò quindi protezione presso i parenti della madre a Tenochtitlan e vi trascorse del tempo imparando le arti della guerra e della politica.

Lasciò quindi la città e viaggiò per i paese, soggiornando per qualche tempo nella confederazione di Tlaxcallan, costituita da quattro città. Durante i suoi viaggi incontrò molti governanti, poeti, artisti, filosofi, politici e generali. Fu allievo del grande filosofo azteco Huitzilihuitzin e scrisse discorsi e poemi, acquistando grande fama.

Nel 1427 morì Tezozómoc e gli succedette sul trono di Atzcapotzalco uno dei quattro figli, Quetzalayatzin, che quasi subito venne detronizzato dal fratello Maxtla. Contro costui Nezahualcóyotl riuscì a tessere una vasta rete di alleanze e a riconquistare la signoria paterna di Texcoco nello stesso anno. Poco dopo Atzcapotzalco fu presa dopo un lungo assedio e Maxtla ucciso dallo stesso Nezahualcóyotl.



Nezahualcóyotl governò quindi con grande saggezza e fu conosciuto anche come poeta e filosofo.

Progettò un codice di legge basato sulla divisione dei poteri in base al quale vennero creati dei comitati per la finanza, per la guerra, la giustizia e la cultura. Fondò scuole per lo studio dell'astronomia, del linguaggio, della medicina, della pittura e della storia. Ricostruì la città, suddividendola in quartieri, ognuno dei quali possedeva una propria attività, con lo scopo di migliorare il tenore economico della popolazione. Ordinò la costruzione di templi, palazzi, giardini e strade. Intraprese interventi di idraulica: dighe per separare l'acqua salmastra dei laghi dall'acqua dolce e sbarramenti per evitare le inondazioni. Si dice che abbia personalmente progettato la diga sul lago di Texcoco, chiamata col suo nome e ancora in uso un secolo dopo la sua morte. Costruì anche un giardino botanico e zoologico.

È conosciuto come "il re poeta" per le sue poesie giunte fino a noi, circa 30 composizioni, che trattano dei temi della morte, dell'enigma dell'uomo e della sua creazione divina. Era profondamente religioso e sembra venerasse un unico dio.

Alla sua morte gli succedette il figlio Nezahualpilli.

✵ 28. Aprile 1402 – 4. Giugno 1472
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Acolmiztli Nezahualcóyotl frasi celebri

“Sono, le pompe effimere del mondo, | verdi salici che, se pure invecchino, | finiscono per fuoco, accetta o nembo; | incurva e attrista noi decrepitezza. | Porpora e rosa: egual destino; belle | fin che durino gocce dell'aurora; | ma che il Padre dei vivi le dardeggi | d'un solo raggio, e vedile avvizzire. | Breve è la vita ai fiori; orgoglio, fasto, | al mattino, e la sera già decade | loro impero e calamità li reca | a trista morte. Tutto ch'è su terra | ha una fine, non é gloriosa cosa | o bella che non abbia a un tratto mozzo | il respiro e non cada nella tomba. | Su tutta la sua faccia arrotondata | non è la terra che una tomba.”

da Sulla caducità della vita, p. 391
In Orfeo, il tesoro della lirica universale
Origine: Nel sedicesimo secolo le poesie di Nezahualcóyotl furono raccolte e tramandate da un suo discendente, Fernando de Ixtlilxochitl che si era convertito al cristianesimo e parlava spagnolo. È possibile quindi che i testi originari siano stati modificati con inserimenti più vicini al gusto europeo. Questo possibile rimaneggiamento non esclude tuttavia l'esistenza certa di un nucleo autentico. Orfeo, p. 1931.

“Finalmente il mio cuore capisce: | ascolto un canto, | contemplo un fiore: | spero che non appassiscano!”

Origine: Citato in Storia della civiltà letteraria ispanoamericana, diretta da Dario Puccini e Saúl Yurkievich, vol. I, Parte prima, cap. I (Rubén Bareiro Saguier), UTET, Torino, 2000, p. 12. ISBN 88-02-05454-1

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