Citazioni su famiglia e figli

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“Ogni essere vivente […] porta in sé una volontà di sperimentare, vivere, espandersi, affermarsi, dominare sugli altri. Tutti gli animali delimitano un proprio territorio e lottano per espanderlo e impedire agli estranei di entrarvi. Tutti i maschi cercano di accoppiarsi con tutte le femmine più belle e le femmine con i maschi più forti o più vistosi. Tutti inoltre lottano per affermare e vedere riconosciuta la propria superiorità, il proprio rango. Nietzsche, che per primo ha capito questa tendenza universale, l'ha chiamata "volontà di potenza". […] Ciò che invece continua a contare, e sempre di più, è la volontà di potenza in se stessa, purché intesa nel suo senso più ampio, come energia vitale, volontà di creare, di realizzare, di superare gli altri. E questo in tutti i campi, nella scienza, nella musica, nel cinema, negli affari, nella politica. Dovunque il fattore decisivo resta questo slancio interiore che si presenta come irrequietezza, ambizione, curiosità, coraggio di sperimentare il nuovo, tenacia, voglia di riuscire. Lo si vede già nei bambini, negli adolescenti destinati al successo. Qualche volta si presenta come capacità specifica, come nei geni matematici o musicali precoci, ma spesso assume solo l'aspetto di una inquietudine evasiva, conturbante. Lo si vede negli uomini e nelle donne che riusciranno, che hanno tutti, indistintamente, una grande fede in se stessi, una caparbia volontà di realizzare la propria meta da cui nessuno riesce a distoglierli. Per cui cadono e si rialzano. E gli altri percepiscono la loro superiorità. Spesso li invidiano, li temono, cercano di fermarli, ma inutilmente.”

Francesco Alberoni (1929) sociologo, giornalista e scrittore italiano

da Leoni o volpi, in comune abbiamo la volontà di potenza, Corriere della sera, 5 luglio 2004

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“Non c'è fonte di umorismo più ricca e affidabile della mente di un bambino. Gran parte degli autori di fumetti, essendo infantili, lo riconoscono, anche se, nel momento in cui tentano di catturare la natura tumultuosa dei giovanissimi, falliscono e finiscono per creare bambini che non sono bambini, ma noiosissimi adulti in miniatura che fanno dell'umorismo. È sorprendente, ma la stragrande maggioranza degli autori di strisce comiche per bambini (compresi gli autori dei Cosby) dimostra di aver ben poco feeling e fiducia nella vera fonte della comicità che è l'infanzia in tutta la sua fascinosa spensieratezza. Questo non vale per Bill Watterson, che si è distinto, come del resto i suoi personaggi alquanto insoliti, Calvin & Hobbes. Watterson ce l'ha fatta, è riuscito a cogliere l'infanzia in tutti i suoi innumerevoli stati d'animo. Chiunque stia vicino a un bambino sa che la realtà per lui non esiste. La fantasia nel suo mondo è così facilmente raggiungibile e lontana dalla realtà quotidiana. Guardate i genitori di Calvin, che vivono nell'angoscia di cadere nei suoi tranelli mentre, in realtà, per Calvin non esistono neanche. Il bambino è il re e custode del suo fantastico regno, ed è molto selettivo nello scegliere i suoi compagni. Il fatto che il suo regno sia così esclusivo non fa che provocare il tentativo, da parte di molti grandi, di riconquistare la serendipità della giovinezza per recuperare ciò che è irrecuperabile. Pochi disperati si sforzano a tal punto da guadagnarsi un bel posto al Betty Ford Center [clinica per recupero alcolisti]. Gli altri, dotati di un pizzico di sensibilità in più, leggono Calvin & Hobbes.”

Garry Trudeau (1948) fumettista statunitense

dall'introduzione di Bill Watterson, Calvin and Hobbes, Comix, 1998. ISBN 9788881930432

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