“E nella mente di Pino, subito, improvviso, ma pieno sì da occuparla tutta, venne il ricordo: l'alba lunare tra i monti di Tito, quella sera, la sera della serenata, quando Titina era a letto e la sua voce forse l'aveva svegliata. Titina… E Pino spalancò gli occhi e tremò, ché il buio gli era parso un tratto vivente. E la chitarra, e il violino e la canzone… Allora sottovoce cominciò Pino a cantare, per lei che lo sentiva:
Fenesta ca' lucive e mo' non luce, /
segn'è ca' nenna mia starrà ammalata…
I soldati sospesero di remare, ascoltando sorpresi.”
Origine: L'Alfiere, p. 338
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citato in Marina Boagno, Franco Corelli, un uomo, una voce, Azzali Editore, novembre 1990, p. 143