“[Su Nur Mohammad Taraki] Lui e Amin erano entrambi Khalq. Ma Taraqi era più moderato e non tollerava l' estremismo di Amin. I sovietici avevano acconsentito. L'assassinio doveva avvenire all'aeroporto di Kabul, dove non mancavano gli agenti del Kgb, sovietici e afgani. Ma Amin aveva sventato il complotto. E dopo giorni di trattative, l'ambasciatore sovietico, Puzanov, era riuscito a convincere i due nemici a incontrarsi. Se non era possibile la pace, bisognava almeno tentare una tregua. C'era invece stata una sparatoria, prima ancora che i due si potessero rivolgere la parola.”

Estratto da Wikiquote. Ultimo aggiornamento 29 Novembre 2019. Storia

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“Nei primi giorni di gennaio del 1980 fui fortunato. Kabul era invisibile. I carri armati sovietici appena arrivati, nei giorni di Natale, dall'Uzbekistan e dal Tagikistan sembravano elefanti galleggianti su un oceano immacolato, con le proboscidi, i cannoni, puntati contro il nulla. Perché la capitale era deserta. Le principali tribù a confronto in quelle ore, perlomeno a Kabul, erano comuniste. Da un lato i comunisti Khalq (popolo) e dall'altro i comunisti Parsham (bandiera). Ma lo schieramento non era cosi netto. La tragedia delle ultime settimane si era svolta con una mischia in cui era difficile distinguere le fazioni. Breznev aveva deciso di far intervenire l'Armata Rossa proprio per far cessare quella rissa tra compagni. Il segretario generale del partito sovietico era stato colpito dall'assassinio di Nuhr Mohammad Taraqi, suo amico personale. Taraqi era stato strangolato dagli uomini di Hafizullah Amin. Il quale sarebbe stato a sua volta fucilato dai sovietici, sostenitori di Babrak Karmal. Erano al tempo stesso faide personali e convulsioni rivoluzionarie, sulle quali pesavano le interferenze di Mosca.”

Bernardo Valli (1930) giornalista e scrittore italiano

Variante: Nei primi giorni di gennaio del 1980 fui fortunato. Kabul era invisibile. I carri armati sovietici appena arrivati, nei giorni di Natale, dall'Uzbekistan e dal Tagikistan sembravano elefanti galleggianti su un oceano immacolato, con le proboscidi, i cannoni, puntati contro il nulla. Perché la capitale era deserta. Le principali tribù a confronto in quelle ore, perlomeno a Kabul, erano comuniste. Da un lato i comunisti Khalq (popolo) e dall' altro i comunisti Parsham (bandiera). Ma lo schieramento non era cosi netto. La tragedia delle ultime settimane si era svolta con una mischia in cui era difficile distinguere le fazioni. Breznev aveva deciso di far intervenire l' Armata Rossa proprio per far cessare quella rissa tra compagni. Il segretario generale del partito sovietico era stato colpito dall'assassinio di Nuhr Mohammad Taraqi, suo amico personale. Taraqi era stato strangolato dagli uomini di Hafizullah Amin. Il quale sarebbe stato a sua volta fucilato dai sovietici, sostenitori di Babrak Karmal. Erano al tempo stesso faide personali e convulsioni rivoluzionarie, sulle quali pesavano le interferenze di Mosca.

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“Sono umilmente qui davanti a voi in un paese che è stato razziato, derubato e spogliato da più di otto anni dal regime brutale e mostroso di Idi Amin. Sono pienamente consapevole della sofferenza e la miseria indescrivibile inflitto sul nostro popolo dal mostro Amin e i suoi seguaci. I suoi tentativi di schiavizzare l'intera nazione e di brutalizzare e torturare un numero innumerevole del nostro popolo col sostegno di traditori, mercenari e altri agenti strainieri hanno lasciato una cicatrice sul nostro paese che non sarà facile cancellare.”

Milton Obote (1925–2005) politico ugandese

Variante: Sono umilmente qui davanti a voi in un paese che è stato devastato, saccheggiato e spogliato per più di otto anni dal regime brutale e mostruoso di Idi Amin. Sono pienamente consapevole della sofferenza e la miseria indescrivibile inflitta al nostro popolo dal mostro Amin e i suoi seguaci. I suoi tentativi di schiavizzare l'intera nazione, di brutalizzare e torturare un numero infinito di persone del nostro popolo col sostegno di traditori, mercenari e altri agenti stranieri hanno lasciato una cicatrice sul nostro paese che non sarà facile cancellare.

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“Il giorno in cui l'Unione Sovietica crollasse anche il comunismo mondiale crollerebbe.”

Augusto Guerriero (1893–1981) giornalista e scrittore italiano

Origine: Da Il Mondo, 28 maggio 1949.

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