“L'ultima opera importante di Benozzo Gozzoli, la più grandiosa forse per le sue proporzioni, e alla quale consacrò gli ultimi anni di sua vita fu la serie di affreschi nel Campo Santo di Pisa. […]
Il Gozzolì incominciò quel lavoro, che doveva durare sedici anni, coll'affresco rappresentante lUbriachezza di Noè, e nel quale trovasi la famosa figura detta la Vergognosa di Pisa, una donna che fugge, scandalizzata, coprendosi il viso colle mani.
In questo affresco bellissimo, Benozzo Gozzoli, col suo solito realismo, si valse del soggetto per rappresentare una vendemmia toscana; difatti tutto il brio, tutto il colore, il sole, il tripudio gioioso della vendemmia sembrano qui concentrati; tutto vi è verde, fresco, ridente; le viti cariche di grappoli color ambra e porpora, si intrecciano a ghirlanda tra i bassi pioppi; intanto passano e ripassano liete brigate di fanciulle e di giovani recanti sul capo o in braccio le colme paniere; cantano e ridono i vendemmiatori, bevono il vin nuovo ed inneggiano; mentre il vecchio Noè, nel suo profondo letargo,, giace all'ombra delle proprie vigne noncurante ed inconscio di ciò che avviene attorno.”

Origine: Antichi pittori italiani, pp. 153-154

Estratto da Wikiquote. Ultimo aggiornamento 04 Giugno 2020. Storia

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“[Riferendosi al Cenacolo di Leonardo da Vinci] Quella cagata di affresco non lo si può danneggiare più di così, è già un fantasma.”

Vittorio Sgarbi (1952) critico d'arte, politico e opinionista italiano

citato in Sgarbi: «L'unico danno l'ha fatto Leonardo» http://www.corriere.it/vivimilano/politica/articoli/2007/10_Ottobre/26/sgarbi_cenacolo.shtml, Corriere della sera, 26 ottobre 2007
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“Si sarebbe detto un dio ibiocefalo, come se ne vedono negli affreschi funebri, confinato in un corpo di studioso in seguito a qualche trasmigrazione.”

Théophile Gautier (1811–1872) scrittore, poeta e giornalista francese

Origine: Il romanzo della mummia, p. 21

“L'affresco de "La dolce vita" è grandioso e plasticamente esemplare: l'autore non si sofferma a descrivere la degradazione in cui versa l'aristocrazia e quella meno sintomatica dei tempi che emerge dalla "notte del falso miracolo", ma anche la degradazione su cui poggia il mito della donna-sesso e della "diva" e il mondo che li circonda (due fenomeni di isterismo collettivo, quelli del miracolo e della diva, che tanti punti hanno in comune).”

Guido Aristarco (1918–1996) critico cinematografico e sceneggiatore italiano

da Cinema nuovo, IX, 143, Milano, gennaio-febbraio 1960
Origine: Citato in Claudio G. Fava, I film di Federico Fellini, Volume 1 di Effetto cinema, Gremese Editore, 1995, p. 96 https://books.google.it/books?id=DNMSsPUpWnoC&pg=PA96. ISBN 8876059318

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