“Uno yogin la cui coscienza ordinaria sia ben raccolta nel cuore e che non abbia alcun'altra preoccupazione, grazie a una presa di coscienza priva di dualità (avikalpa), si dedica interamente alla contemplazione della propria coscienza in quanto Soggetto cosciente liberato dal corpo e dagli altri limiti. E così che, sempre vigile, assorbendosi nel Quarto stato e in quello che ne è al di là, pone fine al pensiero dualizzante e acquista a poco a poco la sovranità.”
commento a Pratyabhijñā 4.1.11
Origine: Pratyabhijñā o Īśvarapratyabhijñākārikā, opera di Utpaladeva.
Origine: Citato in Lilian Silburn, La Kuṇḍalinī o L'energia del profondo, traduzione di Francesco Sferra, Adelphi, 1997, p. 70. L'opera non è specificata.
Citazioni simili

Origine: La Kuṇḍalinī o L'energia del profondo, pp. 114-115

“Credi sia una scelta ammirevole | fuggire allo sguardo severo e vigile | della propria coscienza?”
da L'eccezione, n. 1
L'eccezione

da Perché sono un agnostico, p. 23
Sopra di noi... niente

“Chi sogna è staccato dal mondo della coscienza vigile.”