“Venticinque anni fa, l'Italia e vari altri Paesi si stavano preparando a bombardare il popolo iracheno. La tragedia iniziò poi il 16 gennaio 1991 – e per l'Iraq e tutto il Medio Oriente non è mai finita. Poiché la «Tempesta nel deserto», e le nostre successive guerre, furono rese possibili anche dalla disinformazione, decisi di cominciare a scrivere.”

Estratto da Wikiquote. Ultimo aggiornamento 18 Gennaio 2019. Storia

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“Fin dall'inizio, più di un anno fa, c'era qualche analista di buon senso che credeva alla favola delle armi di distruzione di massa? Era evidente che la guerra in Iraq aveva altri scopi. Destituire quella personcina garbata che si chiama Saddam, spezzare i legami tra il regime di Baghdad e i palestinesi, creare nel cuore del Medio Oriente una possibile democrazia, come elemento scardinante di un pezzo di mondo dominato dall'integralismo. La questione dirimente, su cui non si possono fare analisi a tavolino, è l'esportabilità della democrazia. L'arrivo degli yankees, con il determinante corredo di aiuti economici, aveva saputo riportare libertà e civiltà in Germania, in Italia e in Giappone, le tre nazioni sconfitte nella seconda guerra mondiale. Ma un modello di cambiamento accaduto in passato non è garanzia di successo in altro tempo e altro luogo. Troppo diverse le condizioni di partenza, troppo lontane le mentalità. Certo, gli iracheni non ci hanno accolto con i fiori. Ma davvero qualcuno pensava di rivedere a Baghdad le stesse scene delle ragazze italiane che lanciavano fiori ai soldati americani nel 1944-45? E poi, quante fazioni ci sono dentro l'Iraq? Quante etnie, quante consorterie, quanti interessi? L'errore, che è tragico oltre che ridicolo, è l'illusione di riuscire a imporre, con l'azione delle armi, una logica democratica, a cui il civilissimo Occidente è arrivato dopo secoli di storia complessa. Tra un mese dieci nuovi paesi entreranno nell'UE. Ci sono arrivati non per interventi esterni, ma perché ha agito l'esigenza della libertà. Dall'interno.”

Mina (1940) pagina di disambiguazione di un progetto Wikimedia

da Vanity Fair, n. 29, 29 aprile 2004
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“(16 gennaio 1938)”

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“Il popolo iracheno è costituito da nazionalità fraterne che si sono amalgamate per difendere l'esistenza dell'eterna Repubblica irachena. [Per questo] dichiariamo sempre «lunga vita all'unità irachena, poiché in essa sta la nostra forza.»”

Abd al-Karim Qasim (1914–1963) militare e politico iracheno

The Iraqi people consist of brotherly nationalities which have amalgamated in order to defend the existence of the eternal Iraqi Republic. [This is] why we always declare 'long live true Iraqi unity, for in it lies our strength.
Variante: Il popolo iracheno è costituito da nazionalità fraterne che si sono amalgamate per difendere l'esistenza dell' eterna Repubblica irachena. [Per questo] dichiariamo sempre «lunga vita all'unità irachena, poiché in essa sta la nostra forza.»
Origine: Dal discorso, marzo 1959; citato in Adeed Dawisha, Iraq: A Political History, Princeton University Press, 2013, p. 198.

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“E pensare che la guerra | è finita che avevo tredici anni, | poi c'è stata, lo sappiamo, la pace.”

Giovanni Raboni (1932–2004) poeta, scrittore e giornalista italiano

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