Frasi da libroFahrenheit 451
Ray BradburyTitolo originale Fahrenheit 451 (Inglese, 1953)
Fahrenheit 451 è un romanzo di fantascienza del 1953, scritto da Ray Bradbury.

„Non sono i libri che vi mancano, ma alcune delle cose che un tempo erano nei libri. Le stesse cose potrebbero essere diffuse e proiettate da radio e televisori. Ma ciò non avviene. No, no, non sono affatto i libri le cose che andate cercando. Prendetele dove ancora potete trovarle, in vecchi dischi, in vecchi film e nei vecchi amici; cercatele nella natura e cercatele soprattutto in voi stesso.“
— Ray Bradbury, libro Fahrenheit 451
Fahrenheit 451

„Ebbene, non c'era forse come una parete fra lui e Mildred a pensarci bene? Letteralmente, non una parete soltanto, finora, ma tre! E piuttosto costose, anche! E gli zii, le zie, i cugini, i nipoti, maschi e femmine, che vivevano in quelle pareti, il cicalante squadrone di scimmie che non dicevano nulla, nulla, nulla, ma lo dicevano forte, forte, forte!“
— Ray Bradbury, libro Fahrenheit 451
Fahrenheit 451

„C'era un buffissimo uccello, chiamato Fenice, nel più remoto passato, prima di Cristo, e questo uccello ogni quattro o cinquecento anni si costruiva una pira e ci si immolava sopra. Ma ogni volta che vi si bruciava, rinasceva subito poi dalle sue stesse ceneri, per ricominciare. E a quanto sembra, noi esseri umani non sappiamo fare altro che la stessa cosa, infinite volte, ma abbiamo una cosa che la Fenice non ebbe mai. Sappiamo la colossale sciocchezza che abbiamo appena fatta, conosciamo bene tutte le innumerevoli assurdità commesse in migliaia di anni e finché sapremo di averle commesse e ci sforzeremo di saperlo, un giorno o l'altro la smetteremo di accendere i nostri fetenti roghi e di saltarci sopra. Ad ogni generazione, raccogliamo un numero sempre maggiore di gente che si ricorda.“
— Ray Bradbury, libro Fahrenheit 451
Fahrenheit 451

„Ognuno deve lasciarsi qualche cosa dietro quando muore, diceva sempre mio nonno: un bimbo o un libro o un quadro o una casa o un muro eretto con le proprie mani o un paio di scarpe cucite da noi. O un giardino piantato col nostro sudore. Qualche cosa insomma che la nostra mano abbia toccato in modo che la nostra anima abbia dove andare quando moriamo, e quando la gente guarderà l'albero o il fiore che abbiamo piantato, noi saremo là. Non ha importanza quello che si fa, diceva mio nonno, purché si cambi qualche cosa da ciò che era prima in qualcos'altro che porti poi la nostra impronta. La differenza tra l'uomo che si limita a tosare un prato e un vero giardiniere sta nel tocco, diceva. Quello che sega il fieno poteva anche non esserci stato, su quel prato; ma il vero giardiniere vi resterà per tutta una vita.“
— Ray Bradbury, libro Fahrenheit 451
Fahrenheit 451

„Compatisci, Montag, compatisci. Non inveire, non insultare; così di recente eri ancora dei loro. Sono tanto sicuri di poter continuare così per un pezzo! Ma non continueranno. Ignorano che tutto ciò è soltanto un'unica immensa meteora, che fa una bella scia fiammeggiante nello spazio, ma prima o poi dovrà colpire il suolo. Vedono soltanto la scia di fiamma, il bagliore, come lo vedevi tu.“
— Ray Bradbury, libro Fahrenheit 451
1966, p. 123
Fahrenheit 451

„Più sport per ognuno, spirito di gruppo, divertimento, svago, distrazioni, e tu così non pensi, no? Organizzare, riorganizzare, superorganizzare super-super-sport! Più vignette umoristiche, più fumetti nei libri! Più illustrazioni, ovunque! La gente assimila sempre meno. Tutti sono sempre più impazienti, più agitati e irrequieti. Le autostrade e le altre strade d'ogni genere sono affollate di gente che va un po' da per tutto, ovunque, ed è come se non andasse in nessun posto. I profughi della benzina, gli erranti del motore a scoppio.“
— Ray Bradbury, libro Fahrenheit 451
1966, pp. 67-68
Fahrenheit 451

„I buoni scrittori toccano spesso la vita. I mediocri la sfiorano con una mano fuggevole. I cattivi scrittori la sforzano e l'abbandonano. Capite ora perché i libri sono odiati e temuti? Perché rivelano i pori sulla faccia della vita. La gente comoda vuole soltanto facce di luna piena, di cera, facce senza pori, senza peli, inespressive.“
— Ray Bradbury, libro Fahrenheit 451
Fahrenheit 451

„Montag guardò il fiume. Noi andremo sul fiume. Guardò le antiche rotaie della ferrovia. Oppure andremo in quella direzione. O percorreremo le grandi autostrade ora, e avremo tempo di mettere tante cose dentro di noi. E un giorno, dopo che la sapienza sarà stata a lungo in noi comparirà sulle nostre mani e sulle nostre bocche. E gran parte di essa sarà errata, ma una parte sufficiente sarà giusta. Cominceremo a camminare oggi e a vedere il mondo come il mondo cammina e parla, come realmente appare. Voglio vedere ogni cosa, ormai. E anche se niente di esso sarà e quando entrerà in me, dopo qualche tempo si raccoglierà tutto insieme dentro di me e sarà me stesso. Guarda il mondo qua intorno, Signore, Signore, guardalo, qua intorno a me, al di là della mia faccia, e il solo modo di toccarlo veramente è di metterlo dove sia finalmente me stesso, dove è nel sangue, dove è spinto a correre in circolo mille volte per diecimila ogni giorno. Ho già un dito sul mondo, adesso; questo è un principio.“
— Ray Bradbury, libro Fahrenheit 451
Fahrenheit 451

„Ero bambino, quando mi morì il nonno, che era uno scultore di valore. Era anche un uomo d'animo gentile che aveva molto amore da dare al mondo e aveva contribuito grandemente ad alleviare la miseria nel quartiere povero della nostra città. Costruiva giocattoli per noi e aveva fatto un milione di cose buone in vita sua. Era un uomo che aveva sempre le mani in moto per fare qualche cosa. Ora, quando morì, io mi accorsi ad un tratto che non piangevo per lui, ma per tutte le cose che aveva fatto. Piangevo perché non le avrebbe fatte mai più, non avrebbe mai più scolpito o intagliato un pezzo di legno, mai più ci avrebbe aiutato ad allevare colombe e piccioni nel giardino di casa, né avrebbe suonato più il violino come lui solo sapeva fare, né ci avrebbe più raccontato le cose buffe che ci raccontava.“
— Ray Bradbury, libro Fahrenheit 451
Fahrenheit 451

„No, non era felice. Non era felice. Si ripeté le parole mentalmente. Riconobbe che questa era veramente la situazione. Egli portava la sua felicità come una maschera e quella ragazza se n'era andata per il prato con la maschera e non c'era modo di andare a battere alla sua porta per riaverla.“
— Ray Bradbury, libro Fahrenheit 451
1966, pp. 13-14
Fahrenheit 451