Frasi su replica
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“Il mio rapporto con Mina? Tutto comincia per caso e con una lite. Siamo nel 1967, io lavoro in pubblicità, come regista di Caroselli, e lei (che aveva esordito sui teleschermi otto anni prima) è già una star televisiva resa familiare da programmi come Il Musichiere e Studio Uno. La Barilla punta su di lei per lanciare una pasta. A Roma mi colpiscono le sue mani, lunghe e affusolate, che muove in modo particolare, tutto suo. Allora invento lo spot in cui Mina accarezza lentamente i rigatoni. Passano pochi secondi e litighiamo. Per una divergenza su un’inquadratura. Io le chiedevo di camminare sul tapis roulant e alzare un braccio. “Perché, di grazia, dovrei fare questo?”, domanda lei ironica. “Di grazia”, replico io, “sta a significare come se lei portasse un piatto di spaghetti a tavola”. Mina si indispettisce: “Preferisco il suo predecessore. Era un vero signore”. “Forse con le vere signore”, replico stizzito. Insomma la ragazza si rivela, oltre che sexy, anche di temperamento forte. Fanno da pacieri Antonello Falqui e l’agente di Mina, Elio Gigante, che era stato mio amico d’infanzia. Qualche giorno dopo lei mi telefona per invitarmi a casa sua in via Emanuele Filiberto a Milano. Ci arrivo con una rosa. Così comincia la nostra amicizia.”

Paolo Limiti (1940–2017) paroliere, conduttore televisivo e produttore televisivo italiano

dall'intervista di Salvatore Giannella [//www.giannellachannel.info/2017/07/05/quando-paolo-limiti-mi-racconto-mina-e-febbre-del-sabato-sera/ "Quando Paolo Limiti mi raccontò Mina e la febbre del sabato sera"] per "I nomi di Oggi", 2009

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“Il Pettirosso per la Briciola | non replica sillaba | ma a lungo imprime il nome della Dama | in Argentee Cronache.”

Emily Dickinson (1830–1886) scrittrice e poetessa inglese

J864 – F810, vv. 1-4
Lettere

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“Era Bishop. No, non Bishop, ma un perfetto duplicato. Una copia assolutamente fedele del povero, disattivato Bishop. Bishop II, si disse Ripley, Bishop venuto a prendersi la regina.
Non finché la signora sarà in vita, pensò decisa.
— Lei sa chi sono, — affermò la figura.
— Sì. Un androide. Lo stesso modello di Bishop. Mandato qui dalla fottuta Compagnia.
— Io non sono Bishop l’androide. L’ho progettato. Io sono il prototipo, e naturalmente l’ho modellato con i miei stessi lineamenti. Io sono umano. Sono stato mandato qui per mostrarle un volto amico, e per farle capire quanto lei sia importante per noi. Per me. Io seguo questo progetto sin dall’inizio. Lei significa molto per me, tenente Ripley. Per tante persone. La prego, scenda.
— Io voglio solo aiutarla. Abbiamo qui tutto quello che serve per aiutarla, Ripley. — Le rivolse un’occhiata ansiosa. In quel momento Ripley si accorse che due degli uomini di Bishop II erano vestiti in modo diverso: erano dei biomedici. Le tornò in mente Clemens.
— Vada al diavolo. Conosco tutti i volti “amici” della Compagnia. L’ultimo che mi è capitato di vedere apparteneva a uno stronzo di nome Burke.
Il sorriso svanì dal volto dell’uomo. — Il signor Burke si è rivelato una scelta sbagliata per la sua precedente missione. Aveva più a cuore i suoi interessi personali che quelli della Compagnia. Le garantisco che tale errore non si ripeterà più. Ecco perché mi trovo qui io, invece che un inesperto ed ambizioso subalterno.
— E lei, naturalmente, non ha ambizioni personali.
— Io voglio solo aiutarla.
— Lei mente, — replicò la donna con calma. — A lei non importa un accidente di me né di chiunque altro. Lei vuole solo portarsi via l’alieno. Queste creature hanno acido al posto del sangue, voialtri denaro. Non ci vedo molta differenza.
Bishop II fissò per un momento il pavimento prima di alzare gli occhi verso la sagoma solitaria sulla piattaforma della gru. — Lei ha tutte le ragioni di essere diffidente; ma, purtroppo, non ci è rimasto molto tempo. Noi vogliamo riportarla a casa. Non ci interessano più quelle creature. Sappiamo quello che ha passato. Lei ha dimostrato grande coraggio.
— Balle!
— Mi creda. Noi vogliamo aiutarla.
— In che modo?
— Vogliamo tirare fuori l’alieno che ha in corpo.
— E tenervelo.
Bishop II scosse la testa. — No, distruggerlo.
Ripley ebbe un attimo di esitazione, avrebbe voluto credergli. Cogliendo il suo smarrimento, Bishop II si affrettò ad aggiungere: — Ripley, lei è stanca, sfinita. Si conceda un momento per riflettere. A me sta a cuore solo il suo benessere. Sulla mia astronave, la Patna, c’è un’attrezzatissima sala operatoria. Possiamo asportare il feto, o larva, o come lo si voglia chiamare. Non abbiamo un nome per le diverse fasi di gestazione. L’operazione andrà benissimo! Lei avrà una lunga vita piena di gioie.
Ripley lo guardò, ora tranquilla, rassegnata. — Ho già avuto una vita, grazie. Una vita di cui non ho dovuto rendere conto a nessuno.
L’uomo alzò una mano in un gesto di supplica. — Ragioni, Ripley! Ammetto che abbiamo fatto degli errori, ma involontariamente. Possiamo riparare. Farle recuperare tutto il tempo perduto. Può ancora avere figli. Riscatteremo il suo contratto. Avrà tutto quello che merita. Glielo dobbiamo.
Lei esitò ancora una volta. — Non porterete l’alieno sulla Terra?
— No. Ora sappiamo con chi abbiamo a che fare. Lei aveva ragione fin dall’inizio. Ma il tempo stringe, dobbiamo intervenire. La sala operatoria sull’astronave è già pronta.
I biomedici avanzarono immediatamente. — È un’operazione breve, indolore. Un paio di incisioni. Sarà tutto finito nel giro di un paio d’ore. Poi sarà di nuovo in piedi, pronta per ricominciare da zero.
— Che garanzie ho che, una volta tirato fuori, lo distruggerete?
Bishop II avanzò di un altro passo. Adesso era molto vicino. — Dovrà avere fiducia in me. — Tese una mano. — Abbia fiducia in me. La prego. Vogliamo solo aiutarla.
Ripley rifletté con calma. Vide Aaron e Morse che la guardavano. Il suo sguardo si posò nuovamente su Bishop II.
Fece scorrere il cancelletto della piattaforma che la separava da loro.”

Alan Dean Foster (1946) scrittore statunitense

No... (pp. 125-126)
Alien<sup>3</sup>

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“Già da duecento anni abbiamo fatto sparire i ghiacciai dalle regioni polari – replicò – Hymnos.”

Noi siamo padroni del clima e il freddo è stato cancellato dalla faccia della terra, salvo che nei punti nei quali abbiamo consentito a mantenerlo. (p. 191)
Il Cronastro