Frasi di Francesco Berni

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“Ben che un pugnale, un cesso, o ver un nodo | ti faranno star queto in ogni modo.”

“Ed ogni altro martir passa ed avanza
Trovarsi vana l'ultima speranza.”

“Onde ora avendo a traverso tagliato | Questo Pagan, lo fe' sì destramente, | Che l'un pezzo in su l'altro suggellato | Rimase senza muoversi niente; | E come avvien, quand'uno è riscaldato, | Che le ferite per allor non sente; | Così colui, del colpo non accorto, | Andava combattendo ed era morto.”

“A tutte l'altre cose sta serrata, | E dicesi Videbimus; a questa | Si dà un'udienza troppo grata.”

“Chi non ha molto ben del naturale | et un gran pezzo di conoscimento | non può saper che cosa è l'orinale, | né quante cose vi si faccin drento | (dico senza il servigio dell'orina), | che sono ad ogni modo presso a cento; | e se fusse un dottor di medicina | che le volesse tutte quante dire, | arìa facende insino a domattina.”

“Chi vuol veder quantunque pò natura | in far una fantastica befana, | un'ombra, un sogno, una febbre quartana, | un model secco di qualche figura, | anzi pur il model della paura, | una lanterna viva in forma umana, | una mummia appiccata a tramontana, | legga per cortesia questa scrittura.”

“E beato colui che da sua posta | ha sempre qualc'un che gliele dia | e trova la materia ben disposta. | Ma io ho sempre avuto fantasia, | per quanto possi un indovino apporre, | che sopra gli altri avventurato sia | colui che può le pèsche dare e tôrre.”

“Giace sepolto in questa oscura buca | un cagnaccio ribaldo e traditore; | era il Dispetto e fu chiamato Amore. | Non ebbe altro di buon: fu can del duca.”

“Godete, preti, poi che 'l vostro Cristo | v'ama cotanto, ch'ei, se più s'offende, | più da turchi e concilii vi difende | e più felice fa quel ch'è più tristo.”

“Ma pur Roma ho scolpita in mezzo il cuore | e con gli antichi mei pochi pensieri | Marte ho nella brachetta e in culo Amore.”

“Messer Antonio, io son inamorato | del saio che voi non m'avete dato. | Io sono inamorato e vo'gli bene | proprio come se fussi la signora; | guàrdogli il petto e guàrdogli le rene: | quanto lo guardo più, più m'inamora; | piacemi drento e piacemi di fuora, | da rovescio e da ritto; | tanto che m'ha trafitto, | e vo'gli bene e sonne inamorato.”

“Non si tien conto di chi accatti o presti: | accatta e fa' pur debiti, se sai, | ché non è creditor che ti molesti; | se pur ne vien qualch'un, di' che tu hai | doglia di testa e che ti senti al braccio: | colui va via senza voltarsi mai. | Se tu vai fuor, non hai chi ti dia impaccio, | anzi ti è dato luogo e fatto onore, | tanto più se vestito sei di straccio. | Sei di te stesso e de gli altri signore, | vedi fare alle genti i più strani atti, | ti pigli spasso dell'altrui timore.”

“Non ti faccia, villano, Iddio sapere, | ciò è che tu non possa mai gustare | cardi, carciofi, pesche, anguille e pere. | Io non dico de' cardi da cardare, | che voi non intendessi qualche baia; | dico di quei che son buon da mangiare.”

“O Dio, che crudeltà, che non compose | un'operetta sopra la cucina, | fra l'infinite sue miracolose!”

“Pigliate un orinale | e date lor con esso nel mostaccio: | levate noi di noia, e voi d'impaccio.”

“Se costui non v'impicca tutti quanti | e non vi squarta, vo' ben dir che sia | veramente la schiuma de' pedanti. | Italia poverella, Italia mia, | che ti par di questi almi allievi tuoi | che t'han cacciato un porro dietro via?”

“Tu ne dirai e farai tante e tante, | lingua fracida, marcia, senza sale, | che al fin si troverà pur un pugnale | meglior di quel d'Achille e più calzante.”

“Un dirmi ch'io gli presti e ch'io gli dia | or la veste, or l'anello, or la catena, | e, per averla conosciuta a pena, | volermi tutta tôr la robba mia.”

“Per saper se 'l demonio e come pare,
S'egli e si brutto com' egli e dipinto.”

“Tal l'aspro saettare, e tanto dura,
Che per l'ombra de' dardi il ciel s'oscura.”

“Nessuno e piu ch' un uom, sia chi si vuole:
Ognun puo dire a suo modo parole.”

“Andava combattendo ed era morto.”

“Savio e chi d'or in or, non d'anno in anno,
Scudi, remedi, antidoti raguna
Contra i colpi di morte e di fortuna.”

“A colpa vecchia pena nuova.”

“Che guardar dee ciascun d'esser ben netto,
Prima ch' altri riprenda di difetto.”

“Ha qualche volta un ortolan parlato
Cose molte a proposito a la gente;
E da un mantel rotto e sporco e stato
Molte volte coperto un uom prudente.”

“Che lasciar quel che s'ama, e peggio assai
Che disiarlo, e non averlo mai.”

“Chi ruba un corno, un cavallo, un anello,
E simil cose, ha qualche discrezione,
potrebbe chiarnarsi ladroncello;
Ma quel che ruba la riputazione,
E de l'altrui fatiche si fa bello,
Si puo chiamare assassino e ladrone.”

“Sia maladetto chi si fidò mai,
O vuol fidarsi di donna che sia;
Che false sono e maladette tutte;
E più anche le belle che le brutte.”

“(Ed un certo proverbio cosl fatto
Dice cbe) il danno toglie ancbe il cervello;
E cbe cbi e rubato, come matto
va dando la colpa a questo e quello.”

“Che il far giudicio appartien solo a Dio.”

“Che 'l perder l'acquistato e maggior doglia
Che mai non acquistar quel che l'uom voglia.”

“Ben è un ramo senza foglia,
Fiume senz' acqua e casa senza via,
La gentilezza senza cortesia.”

“Pochi si son del silenzio pentiti;
De l'aver troppo parlato, infmiti.”

“Un re, se vuole il suo debito fare,
Non e re veramente, ma fattore
Del popol che gli e dato a governare.”

“Non si conosce la virtu perfetta,
Se non quando fortuna ne saetta.”

“Ne la grandezza giova ne 'l diletto,
Che s'acquista o si tenga con sospetto.”

“Non vien si tardi il mal che non sia presto.”

“Così da sempre ogni capo canuto
Piu volentier consilio, ched ajuto.”

“Con le calcagna pagava lo scotto.”

“Che poco grato e 'l don chi tardi viene.”

“Che chi a pazienza fa ogni cosa.”

“Non crediate che sia maggiore sdegno,
Che quel di donna quando e dispregiata.”

“Con le calcagna pagava lo scotto.”