Frasi di Richard Bentley

Richard Bentley è stato un filologo classico, teologo e critico letterario inglese.

Figlio di un artigiano, fu un maestro di scuola; divenne in seguito cappellano del vescovo di Worcester, bibliotecario di St. James's Palace, professore al Trinity College dell'Università di Cambridge ed arcidiacono d'Ely. Il suo era un carattere difficile ed ebbe con molti intellettuali dell'epoca aspre contese; la disputa più nota l'ebbe con Charles Boyle, incaricato nel 1697 dall'università di Oxford di redigere un'edizione critica delle lettere di Falaride. Boyle chiese al Bentley, allora bibliotecario del re, di visionare il Codex Regius contenente le epistole falaridee, ma costui si rifiutò di dare in prestito il manoscritto e ne impedì una collazione integrale, affermando che il copista inviato da Boyle aveva danneggiato il documento. Nella prefazione alla sua edizione critica Boyle si lamentò di tale condotta, suscitando la pronta replica di Bentley nella sua Dissertation upon the Epistles of Phalaris, nella quale, tra l'altro, dimostrò che l'epistolario di Falaride è un falso del III-IV sec.d.C.

Di lui ci sono pervenuti:



Sermoni, pronunciati nel 1692 per la fondazione di Robert Boyle

una Dissertazione sulle lettere apocrife di Temistocle, Socrate, Euripide, Falaride, e sulle Favole di Esopo, 1697

Osservazioni su Aristofane, Menandro e Filemone, 1710

alcune edizioni critiche di Orazio, 1711 e 1728, di Terenzio e Fedro, 1726, e di Manilio, 1739

un'edizione delle opere di John Milton, 1732

Note sui Discorsi sulla libertà di pensiero di Anthony Collins, 1713, che egli pubblicò sotto il titolo di Phileleutherus lipsiensis

Lettere più volte ristampate, ad esempio a Londra nel 1842. Wikipedia  

✵ 27. Gennaio 1662 – 14. Luglio 1742
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Richard Bentley: Frasi in inglese

““Whatever is, is not,” is the maxim of the anarchist, as often as anything comes across him in the shape of a law which he happens not to like.”

Declaration of Rights. Compare: "Whatever is, is in its causes just", John Dryden, Œdipus, Act iii. Sc. 1.

“The fortuitous or casual concourse of atoms.”

Sermons, vii. Works, Vol. iii. p. 147 (1692). Compare: "That fortuitous concourse of atoms", "Review of Sir Robert Peel's Address", Quarterly Review, vol. liii. p. 270 (1835); "In this article a party was described as a fortuitous concourse of atoms,—a phrase supposed to have been used for the first time many years afterwards by Lord John Russell", Croker Papers, vol. ii. p. 54.

“It is a pretty poem, Mr. Pope; but you must not call it Homer.”

Of Pope's translation of The Iliad — as quoted in The Works of Samuel Johnson, LL.D. in Eleven Volumes by John Hawkins, Vol. IV (1787), The Lives of the Most Eminent English Poets, "Life of Pope", footnote on p. 126.

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