“Vi dico: A chiunque ha sarà dato; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me.”

—  Gesù

il padrone: dalla parabola dei talenti  ; 19, 26 – 27

Ultimo aggiornamento 21 Maggio 2020. Storia
Argomenti
dato , nemico , padrona , padrone , parabola , re , talento
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Gesù 119
fondatore del Cristianesimo -7–30 a.C.

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“Tre anni qui a Napoli mi hanno dato tanto, ma mi hanno anche tolto. Non posso uscire, in tre anni non ho imparato una strada di Napoli.”

Diego Armando Maradona (1960) allenatore di calcio e calciatore argentino

Origine: Palla lunga e pedalare, p. 26

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“Solo il presente ci è tolto, dato che solo questo abbiamo.”

Marco Aurelio (121–180) imperatore romano

II, 14; 2008
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“[Gli antichi romani] tutti volevano che un re fosse scelto perché non avevano ancora gustato la dolcezza della libertà.”

I, 17; 1997
In variis voluntatibus regnari tamen omnes volebant, libertatis dulcedine nondum experta.
Ab urbe condita, Proemio – Libro X

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“Harrison Barnes fa un errore puerile cercando la palla, e quello è il Re, dico quello è il Re!”

Flavio Tranquillo (1962) giornalista e scrittore italiano

Golden State Warriors vs Cleveland Cavaliers, NBA Finals 2016, gara 7, dopo un difficile canestro di LeBron James
Citazioni tratte da telecronache, NBA

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“Mosè ha dato della differenza delle lingue una ragione superlativamente favolosa. Dice che i figli degli uomini, riunitisi, volevano fabbricare una città e, in essa, una gran torre; ma Dio dichiarò: qui bisogna scendere e confondere le loro lingue.”

Flavio Claudio Giuliano (331–363) imperatore romano

E, perché nessuno creda che io voglia darla ad intendere, leggiamo nel testo stesso di Mosè, quel che segue: «E dissero: "Orsù; fabbrichiamoci una città ed una torre, la cui cupola giunga fino al cielo; e facciamoci un nome prima di essere dispersi su tutta la faccia della terra". E scese il Signore a vedere la città e la torre, che i figli degli uomini edificavano. E disse il Signore: "Ecco, essi sono un medesimo popolo, e una medesima lingua hanno tutti; e questo cominciarono a fare; ed ora non resteranno dal compiere tutto ciò che hanno cominciato. Dunque: discendiamo là, e confondiamo la loro lingua, affinché non capisca l'uno la parola dell'altro". E li disperseil Signore Iddio su tutta la faccia della terra, ed essi cessarono di fabbricare la città e la torre».
Poi volete che a questo crediamo; ma voi non credete a ciò che dice Omero degli Aloadi, che tre montagne meditavano di porre l'una sull'altra, «onde fosse ascendibile il cielo». Per me io dico che questo racconto è ugualmente favoloso che quello. Ma voi, che il primo accogliete, per qual ragione, in nome di Dio, respingete la favola di Omero? Poiché questo - credo - uomini ignoranti non lo capiscono: che, se anche tutte le genti che popolano la terra avessero la medesima voce e la medesima lingua, fabbricare una torre che arrivi fino al cielo non potrebbero affatto, quand'anche facessero mattoni di tutta quanta la terra. Mattoni ce ne vorrebbero infiniti di grandezza pari a tutta intera la terra per arrivare al solo cerchio della luna. Ammettiamo pure che tutte le genti si siano riunite parlando una stessa lingua ed abbiano ridotto in mattoni e cavato le pietre di tutta la terra; come potranno arrivare fino al cielo, se anche la loro opera dovesse stendersi più sottile di un filo allungato? In conclusione: voi che stimate vera una favola così evidentemente falsa, e pretendete che Dio abbia avuto paura della unità di voce degli uomini e per questo sia disceso a confonderne le lingue, oserete ancora menare vanto della vostra conoscenza di Dio?
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