“Come nei procellosi artici mari, | quando aquilon più li flagella, a stormo | l'irte díomedèe saltan su' flutti; | gavazzano fra' nembi, e col profondo | mugghio dell'oceàn mescono il grido: | vede il nocchier fra le stridenti antenne | svolazzar le sinistre ali, e maligni | spirti le crede, e si raggriccia e agghiada; | […]”
canto X, vv. 248-255
Lucifero
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