“Natuzza ho avuto la fortuna di conoscerla in un momento molto delicato della mia vita. Questa donna era una contadina che parlava dialetto stretto ma con occhi neri e profondi da annegarci dentro. Quando sono andato da lei, mi ha detto di sedermi e senza che io parlassi, mi ha detto esattamente quale era la mia preoccupazione. Una cosa che non avevo rivelato nemmeno a mia madre.”
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“Non ho mentito. Ho detto delle cose che in seguito si sono rivelate non vere.”

Parte seconda, 28 marzo, p. 113
Il segno di Giona
citato in Renato de Falco, Del parlar napoletano http://www.tecalibri.info/D/DEFALCO-R_parlar.htm#p002, p. 13, Colonnese, Napoli, 2007 [1997]. ISBN 978-88-87501-77-3