“Nel 399 gli ateniesi avvelenarono Socrate. E Platone, il suo discepolo, costretto dalla stessa verità, non poteva non pensare che Socrate fosse stato avvelenato. […] In tutto ciò che egli ha scritto si percepisce sempre una domanda: c'è veramente un potere al quale sia dato costringerci ad ammettere definitivamente e per sempre che Socrate è stato avvelenato nel 399? Per Aristotele una tale questione, evidentemente assurda ai suoi occhi, non esisteva. Egli era convinto che la verità "Socrate è stato avvelenato", così come la verità "un cane è stato avvelenato", fosse superiore a ogni obiezione divina e umana. La cicuta non fa distinzione tra Socrate e un cane. E noi, "costretti a seguire i fenomeni", "costretti dalla stessa verità", siamo obbligati nei nostri giudizi mediati o immediati, a non fare alcuna differenza tra Socrate e un cane rabbioso.”

Atene e Gerusalemme, Bompiani,pp. 243-244, cur. L. Buggiani

Estratto da Wikiquote. Ultimo aggiornamento 21 Maggio 2020. Storia

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“Poi mentre si accingeva Da allora, dicono, – e aveva vent'anni – fu discepolo di Socrate […].”

Diogene Laerzio (180–240) storico greco antico

III, 5; 2009, p. 102
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“Socrate grida domande per strada | e il Beato Angelico dipinge muri di periferia.”

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da L'aggettivo "mitico", n. 1
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“La verità non è mai stata dalla parte dei dominanti. La cognizione che non Zeus, bensì le nuvole portano la pioggia, costò a Socrate la vita.”

Jörg Haider (1950–2008) politico austriaco

Origine: Joerg Haider.it http://www.joerghaider.it/

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“Dal luogo in cui era stato rinchiuso in attesa della condanna, Socrate è invitato dai discepoli a fuggire. Ma la sua risposta è perentoria: "Vi ho insegnato per tutta la vita a ubbidire alle leggi e voi mi invitate a trasgredirle al termine della mia esistenza. Quello che avevo da insegnarvi ve l'ho comunicato. Il mio ciclo si è concluso". Non c'è traccia d'angoscia, senso di disperazione, malinconia per una vita giunta alla fine, c'è solo coerenza tra un insegnamento e una vita. Anche la drammaticità del momento viene asservita alle esigenze dell'insegnamento per renderlo più persuasivo, più efficace. E se il momento è vigilia di morte, lo si affronti in tutta dignità. "Ma infine, Socrate, dicci in quale modo dobbiamo seppellirti?", incalzano i discepoli. "Come volete", rispose. E, ridendo tranquillamente, proseguì: "O amici, io non riesco a convincere Critone che il vero Socrate è quello che ora qui discute con voi e non quello che, da qui a poco, egli vedrà morto”

Umberto Galimberti (1942) filosofo e psicoanalista italiano

Fedone 115 e). I discepoli lo pregano di attendere, come altri avevano fatto, il tramonto del sole. Ma Socrate vuole evitare di rendersi ridicolo aggrappandosi alla vita quando ormai non ce n'è più. Beve d'un fiato il veleno "senza temere, senza alterare il colore né l'espressione del viso, ma, guardando com'era solito i discepoli con i suoi occhi da toro, disse: 'Che ne pensi? Con questa bevanda è lecito fare libagione a qualcuno o no?'" (Fedone 117 b). Indi riprese a passeggiare finché non sentì le gambe pesanti, allora si sdraiò, e quando le parti del corpo cominciarono a farsi fredde disse: "'Critone, dobbiamo un gallo ad Esculapio; dateglielo e non dimenticatevené. 'Sarà fatto', rispose Critone, 'ma vedi se hai qualcos'altro da dire'. A questa domanda Socrate non rispose più nulla" (Fedone 118 a).

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