Quintetto di Buenos Aires).
Variante: " Cara Charo, alla mia partenza per Buenos Aires per un lavoro, ho incominciato a scriverti per sciogliere un equivoco. Le cose non sono andate come tu credi, Charo. Forse dovremmo accettare che non siamo dei ragazzini e che ci giochiamo la possibilità di vivere, bene o male, gli ultimi anni che ci rimangono, senza troppa vecchiaia. Charo, cosa sarebbe per te e per me una soluzione normale? Esistono soluzioni normali dopo i cinquant'anni o rimane soltanto la paura di decadere, di invecchiare senza dignità e in solitudine? Qui tutto è finito e tutto può ricominciare in qualsiasi momento. In ogni fine c'è un inizio come in qualsiasi posto, ma non sono ancora arrivato in nessun posto dal quale non voglia andare via, e mi fa tanta paura che tu abbia bisogno di me come di aver io bisogno di te. Forse cercherò una scusa per rimanere ancora un po' qui. Una scusa di lavoro. Trovare mio cugino. Essere pagato. Pagare i miei debiti. Sotterrare definitivamente i morti..." (Quintetto di Buenos Aires).
Frasi da libro
Quintetto di Buenos Aires
Lo zio d'America, che nelle famiglie spagnole non manca mai, incarica Carvalho di andare in Argentina a cercare il figlio Raúl, il cugino di Pepe, volontariamente desaparecido dopo essersi salvato durante la dittatura militare. Carvalho parte, convinto di immergersi nell'appassionata atmosfera del tango, si ritrova invece calato in una realtà ben diversa e sconcertante. Gli basta contattare amici ed ex compagni di lotta di Raúl perché il groviglio degli eventi lo travolga. Ci ritroviamo così a seguire un Carvalho curioso e scettico nelle realtà più disparate (le madri di plaza de Mayo, il mondo del pugilato, quello dell'alta finanza e dell'alta cucina, quello della polizia...), e ovunque salta fuori un cadavere nascosto nell'armadio. Intorno a Carvalho ruota tutta una schiera di diseredati, sognatori, falliti - Alma Modotti, una donna segnata dalle sofferenze di cui Pepe sente di potersi innamorare; il ragazzo che finge di essere, a turno, figlio illegittimo di Jorge Luís Borges o di Ernesto Sábato; l'ex militante che recita nei teatri off; un finto Robinson Crusoe e un finto Venerdì; don Vito, il socio dell'agenzia investigativa che Pepe sceglie per finanziarsi il soggiorno... La Buenos Aires descritta da Montalbán è epica e tragica insieme, profonda e cialtrona, una delle città più complesse e contraddittorie dei giorni nostri, una società che deve rigenerarsi dopo un lungo periodo di lutti oscuri, ma dove forse c'è ancora spazio per la poesia.