Frasi da libroRomanzo criminale

Romanzo criminale è un romanzo scritto dal giudice Giancarlo De Cataldo e ispirato alla vera storia della banda della Magliana, che opera in Italia a Roma a partire dalla fine degli anni settanta. Dal romanzo, pubblicato dalla casa editrice Einaudi, è stato tratto l'omonimo film diretto da Michele Placido, e la serie televisiva diretta da Stefano Sollima.

„Ogni dieci-quindici giorni il Sorcio andava da Trentadenari o dal Freddo per assaggiare la roba. Se era coca, la leccava sulla punta delle dita. L'ero se la iniettava in dosi bassissime, per evitare il rischio di overdose. Come assaggiatore, nessuno poteva stargli alla pari. I suoi giudizi sul grado di purezza e sulle sostanze di taglio potevano sfidare qualunque analisi chimica.“
— Giancarlo De Cataldo, libro Romanzo criminale
Origine: Romanzo criminale, p. 305

„Riportame a casa, Freddo. C'ho un gruzzolo da parte. Prendo Filly e stasera stessa facciamo i bagagli per il Brasile. Ce ne andiamo e nessuno sentirà più parlare di noi.
– Nessuno ti vedrà mai più in giro, amico mio.
– Grazie, Freddo, grazie sei più che un fratello per me, grazie… fatte abbraccia', Freddo, fratello mio! [Ultime parole]
Si abbracciarono. Il Freddo gli sparò attraverso la tasca del trench, con una 357 silenziata che aveva preparato prima dell'incontro. Aggrappato alle sue spalle, Aldo ebbe un sussulto. Il Freddo sparò ancora. Aldo scivolò sulla rena. Il Freddo commise il grave errore di guardarlo in faccia. Aveva gli occhi pieni di lacrime e di stupore. Rivide il volto dell'agnello, scagliò l'arma lontano, che se la prendesse il mare, maledetta pistola, e maledetta vita. Si sentiva più sporco di un infame.“
— Giancarlo De Cataldo, libro Romanzo criminale
Origine: Romanzo criminale, p. 385

„Il Libanese aveva un sorriso obliquo che nessuna pressione riusciva a cancellare. Era algido e tosto. In carcere aveva mandato affanculo un boss della 'ndrangheta. Aveva carisma. Un capo nato. L'idea del sequestro non poteva che essere stata sua. Fierolocchio e i Buffoni lo guardavano come i bambini al catechismo guardano il Sacro Cuore di Gesù. Era lui che li teneva uniti, il cemento. Il Libanese era una pista morta, investigativamente parlando. Troppo duro. Il Freddo parlava il minimo indispensabile. Non insultava. Non rivelava niente di sé. Non capivi mai cosa stesse realmente pensando. Come certi bambini che hanno sofferto troppo e non hanno mai sviluppato la capacità di esprimerla, questa grande sofferenza. Lui e il Libanese si trattavano da pari. Come se ciascuno dei due cercasse nell'altro quelle qualità che gli mancavano per divenire perfetto.“
— Giancarlo De Cataldo, libro Romanzo criminale
Origine: Romanzo criminale, pp. 126-127

„Il Vecchio è il Vecchio. Il Vecchio ordina e Dio dispone. Il Vecchio comandava un'unità informativa dal nome neutro il cui potere era noto solo a pochissimi eletti. Circondato dai suoi giocattoli meccanici, pezzi autentici del Settecento austriaco, prototipi dei moderni automi, il Vecchio combatteva l'insonnia giocando a disordinare il mondo.“
— Giancarlo De Cataldo, libro Romanzo criminale
Origine: Romanzo criminale, p. 215

„Sarebbe stato da saggi ripiegare, a questo punto. Ma quando mai lui era stato saggio? Quando mai tutti loro erano stati saggi? Poi, la paura del piccoletto… l'odore della strada… non era per momenti come questo che tutti loro avevano sempre vissuto? Si chinò sul piccoletto e gli sussurrò all' orecchio il suo nome. Quello prese a tremare.“
— Giancarlo De Cataldo, libro Romanzo criminale
Origine: Romanzo criminale, p. 7

„Il fatto grave era la morte dei tossici. Solo un idiota può fregarsene, quando un tossico muore. Non c'entra la pietà, è un fatto di mercato. Ogni tossico morto è una fonte di guadagno che si spegne. Quei due disgraziati erano morti per aver cambiato fornitore. È così che schiattano i tossici: passando da un tipo di roba ad un'altra senza badare alle quantità. Succede perché i tossici non pensano. I tossici sono animali. Qualcuno deve pensare per conto loro.“
— Giancarlo De Cataldo, libro Romanzo criminale
Origine: Romanzo criminale, p. 344

„Rimpiangerete questi tempi che ora considerate oscuri.
– Rimpiangere Moro? Il Pidocchio? Bologna?
– Vedrà. Lei avrà la fortuna di vivere a stretto contatto con gli ultimi uomini veri. Uomini che hanno passioni e identità. Ma, ahimè, tutto questo avrà breve vita! L'oggi muore e il domani sarà il dominio esclusivo di banchieri e tecnocrati. Ah, e ovviamente di ragazzini rincoglioniti dalla Televisione!
Scialoja spense il sigaro.
– Mi ha mandato a chiamare ma non mi sta dicendo niente di nuovo.
– Può darsi, Ma il problema è suo, non mio. Lei si ostina a cercare un disegno dove non esiste nessun disegno, una trama dove non c'è nessuna trama. La smetta con questa pretesa assurda. Il violino e il calendario riposano l'uno accanto all'altro sul tavolo dell'anatomopatologo, e non c'è niente che li colleghi, se non il caso. Questo non è più il secolo di Hegel. Questo è il secolo di Magritte!“
— Giancarlo De Cataldo, libro Romanzo criminale
Origine: Romanzo criminale, pp. 371-372

„Il pomeriggio del giorno seguente ritrovarono Moro a via Caetani. Qualcuno disse che lo avevano scaricato di proposito tra Botteghe oscure e piazza del Gesù. Tutti dovevano capire che era la fine dello storico compromesso tra cattolici e comunisti. Scialoja si fece largo a colpi di tesserino tra lo sgomento, la rabbia, il dolore. Nel vano della Renault rossa c'era un corpo rattrappito. Questo è un parricidio, pensò Scialoja. Hanno sparato al vecchio padre, lo hanno guardato negli occhi mentre moriva. Questo è un parricidio. Il sangue del padre ricade sempre sui figli. Quel viso smagrito, ossuto, da uccello; quella barba grigia incolta gli aveva ricordato suo padre nella cassa.“
— Giancarlo De Cataldo, libro Romanzo criminale
Origine: Romanzo criminale, pp. 105-106

„Al cineclub di Via Banaco davano L'infernale Quinlan. L'avrebbe rivisto volentieri per l'undicesima, no, la dodicesima volta. Ogni volta la storia lo mandava in crisi. Charlton Heston era un poliziotto democratico e garantista, come lui aspirava a essere. Orson Welles era un bandito in divisa, sporco, avido, corrotto. Un fascista, come la maggior parte dei suoi colleghi. Ma Heston era anche un coglione capace di farsi menare per il naso dalle lacrime di un bombarolo. E Welles un genio investigativo che subodorava la puzza del colpevole a cadavere ancora caldo. Come non ammirarlo?“
— Giancarlo De Cataldo, libro Romanzo criminale
Origine: Romanzo criminale, p. 102

„Ah, gli americani! I guardiani della Libertà! I custodi della Democrazia! With God On My Side! Così semplici, così diretti, così amabilmente, intimamente, innocentemente fascisti! Così fieri della loro tradizione Wasp e del loro avatico prognatismo, ma se andavi a scavare nel pedigree affioravano gli ispanici, i greci, gli armeni e i turcomanni… le razze inferiori, le razze maledette…“
— Giancarlo De Cataldo, libro Romanzo criminale
Origine: Romanzo criminale, p. 216

„Erano in un cinema di seconda visione, quasi unici spettatori per C'era una volta in America. Dandi l'aveva scelto su suggerimento dell'avvocato. Miglianico aveva ragione: il film non era nuovissimo, e pieno di lentezze esasperanti. Ma parlava di loro. Dopo un'oretta aveva capito come sarebbe andata a finire Woods l'avrebbe messo nel culo a Robert De Niro. L'amara lealtà di De Niro gli aveva fatto girare le palle. Puzzava di sconfitta. Sembrava proprio che il regista si fosse ispirato al Freddo. Dandi si vedeva come il vincente. Il finale era sbagliato, però. Tutto quel tirarsela col rimorso! Se gli fosse riuscita di sfangarla come a James Woods, altro che rimorso!“
— Giancarlo De Cataldo, libro Romanzo criminale
Origine: Romanzo criminale, pp. 536-537

„Quegli amici miei su a Milano, quando prendono un infame prima gli tagliano una mano, poi l'altra. Dopo gli tagliano l'uccello e glielo ficcano in bocca. A questo punto se gli gira dritta concedono il colpo di grazia…
– E sennò?
– E sennò si fanno una bella pisciata e buttano il fagotto nell'acido muriatico. Le pallottole costano.
– Giusto. È così che va fatto, – disse Fierolocchio.
– Qualche volta poi si scopre che il fesso era pulito…
– Ma allora…
– Allora niente. C'era comunque il sospetto. Il sospetto è più che sufficiente, non ti pare?“
— Giancarlo De Cataldo, libro Romanzo criminale
Origine: Romanzo criminale, pp. 531-532

„Il guaio è che il Freddo, appena l'aveva vista, era rimasto come fulminato dai suoi occhi azzurri e impertinenti. Gli venivano in mente, mentre lei inanellava una battuta dietro l'altra, una sigaretta dietro l'altra, paesaggi di campagna, e mari, e altre immagini che non pensava di aver mai posseduto nella sua limitata fantasia. E qualcosa di caldo e di teso lo afferrava dalla bocca dello stomaco, e scendeva giù giù sino al sesso, quando lei gli scoccava un sorriso furtivo o lasciava cadere una distratta carezza sulla coscia.“
— Giancarlo De Cataldo, libro Romanzo criminale
Origine: Romanzo criminale, p. 228

„La stazione era sventrata. Le sirene ululavano. Militari e volontari, fianco a fianco con le mascherine al naso, scavavano le macerie in cerca di un segno di vita. Qualcuno piangeva, i più moltiplicavano gli sforzi per rimandare l'appuntamento con la rabbia e lo sgomento. Arrivarono le troupe televisive. Una folla di parenti angosciati assiepava i binari. Circolava una parola maledetta e rivelatrice: strage. Le lancette del grande orologio del piazzale Ovest erano ferme sulle 10 e 25. L'ora in cui il cuore dell'Italia aveva preso a sanguinare.“
— Giancarlo De Cataldo, libro Romanzo criminale
sulla strage di Bologna
Origine: Romanzo criminale, pp. 239-240

„Primo: storia di pulle è. E gli uomini d'nore con le pulle non si devo mischiare; tranne che per ficcarisilli. Sgubbàricci picculi è cosa da infami. E noi non siamo infami, siamo persone oneste!– Ci puoi andare a letto, – tradusse il Maestro, intercettando l'occhiata interrogativa del Dandi, – ma non sfruttarle.– Secondo: – riprese il siciliano, – alle migne non si spara. E non perché non se lo meritano, perché cornuti e sbirri sono, e cornuti e sbirri restano, ma perché una migna morta porta più danno che una viva…– Non si spara ai poliziotti se non si hanno le spalle larghe e ben protette, – sintetizzò il Maestro.– Giusto! – proseguì zio Carlo. – È un cacamento di minchia di quelli allucinanti. Macari, è megghiu accattarisillo che astutarci a luce…– Potresti provare a corromperlo, piuttosto, – suggerì il Maestro.“
— Giancarlo De Cataldo, libro Romanzo criminale
Origine: Romanzo criminale, p. 275

„Era la prima volta che il Freddo vedeva il Terribile. Tutti sapevano che aveva cominciato con i furti di automobili, poi era passato allo strozzo e ai bordelli e da lì alle scommesse. Il Terribile era il re dei cani e dei cavalli. Coi soldi del picchetto aveva aperto un paio di macellerie e uno smorzo a Primavalle. Manteneva una quindicina di scagnozzi, ricettava la roba dei cassettari. I Gemito erano la guardia pretoriana: a loro era concesso di esercitare l'estorsione e l'usura in proprio. Il Freddo lo valutò: cervello di gallina e lardo da bue orientale.“
— Giancarlo De Cataldo, libro Romanzo criminale
Origine: Romanzo criminale, pp. 72-73

„Maggio si era abbattuto su Roma con tutta la violenza della sua inandescente primavera. Ma era uno strano maggio. Triste. In una città sospesa in un'angoscia insonorizzata, come sotto una nevicata di polistirolo. In una città finita sotto una di quelle teche di vetro dove i vecchi tengono l'immagine della Madonna. O di un Cristo con il cuore sanguinante e la faccia di Aldo Moro. Scialoja sognava Aldo Moro. Milioni di italiani sognavano Aldo Moro. I colleghi sognavano Aldo Moro. Sognavano di fare la stessa fine dei cinque martiri di via Fani.“
— Giancarlo De Cataldo, libro Romanzo criminale
Origine: Romanzo criminale, p. 100

„Quella parola – Mafia – era stato lui a scandirla, forte e chiara, davanti al plotone di giornalisti eccitati. La vanagloria del Procuratore non lo turbava più di tanto. Solo i risultati contavano. I risultati, e il clima che cambiava. La gente doveva rendersi conto che non c'è solo il terrorismo a questo mondo. Il terrorismo passa. La mafia resta. Era questo il punto di partenza.“
— Giancarlo De Cataldo, libro Romanzo criminale
Origine: Romanzo criminale, p. 295