Antonia Arslan: Grande

Antonia Arslan è scrittrice e saggista italiana. Esplorare le virgolette interessanti su grande.
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“Il nonno morì alcuni mesi dopo. Non andammo più insieme dal vecchio frate, non seppi mai quali fossero gli "speciali doveri" di chiamarsi Antonia. Dopo tanti anni, però, non ho dimenticato. Ancora oggi per me le grandi cupole della basilica sono come navi possenti, e veleggiano maestose da Occidente a Oriente, seguendo la profezia, posate come in bilico sulla città tanto più piccola. Ancora mi commuove, ogni volta che entro dal grande portone, l'odore di incenso, il canto delle litanie lauretane (o il loro ricordo), l'eco presente dello scalpiccìo dei milioni e milioni di passi dei pellegrini che, come un mare, vengono e vanno, e dell'anima di ognuno si prende cura il grande Santo, di cui porto il nome.
Dopo tanti anni, è nell'odoroso interno brulicante di gente che mi sento a casa, nel caldo nido di una volta: non estranea, non ospite, ma passeggera in attesa di un treno di cui non conosco l'orario. So soltanto che da qui passerà, da questa grande stazione dove nessuno è straniero, e un grande cuore ancora batte per segnarci il cammino. Qui vorrei finire il mio tempo, appoggiata a un gradino consumato dai passi degli uomini, perché Qualcuno mi accetti, per non svanire nel nulla, e transitare verso la luce, con la mano nella mano del mio amico Antonio il portoghese, detto Antonio di Padova, il Santo col fiore di giglio in mano.”

La masseria delle allodole

“Nell'ampia fascia che gli avvolge il ventre, Nazim stiva i denari che riceve, senza contarli: appena una palpatina. I suoi polpastrelli sono sensibili come quelli di un pianista, e altrettanto esercitati. Poi nessuno lo imbroglierebbe, qui: i suoi compagni non discutono la sua scelta, e più d'uno prova una sorta di ruvida pietà per gli armeni, oggi divenuti più miserabili di loro: anche perché sono perseguitati dai Senzadio del nuovo governo. Capiscono, i mendicanti, che in un mondo senza Dio anche il loro mestiere diventa difficile, e la carità, rara. E poi, è tempo di guerra: non è meglio combattere i nemici esterni, piuttosto che crearsene di interni? La secolare saggezza di mendicanti e mercanti, in Oriente, si è sempre incontrata nell'ardua abilità del compromesso a metà strada.
Nelle Corti dei Miracoli della malavita, che fioriscono dovunque, e sono il rovescio del tessuto di ogni società organizzata, le cose hanno una loro logica, per quanto capovolta; e vi trovano spazio l'avidità, la crudeltà, l'astuzia, la fuga dalla fame: ma non il fanatismo. Perché eliminare gli armeni, che producono ricchezza e cospicue elemosine? (nell'Impero Ottomano, come in ogni società religiosa, l'elemosina garantisce la ricchezza, e la giustifica…).
«La pecora si tosa, non si ammazza» così brontolano fra loro i Fratelli mendicanti, che dal selvaggio assalto ai beni degli armeni non hanno ricevuto che briciole, mentre non ricevono più le usuali, ricche elemosine alle porte delle chiese e delle case, e durante le grandi festività cristiane.”

La masseria delle allodole

“Un giorno di luglio arrivai a Grenoble…avevo con me un solo libro in italiano: Mondo piccolo…lessi e rilessi le storie di don Camillo e del sindaco Peppone, e mi innamorai del piccolo paese sul grande fiume.”

da Don Camillo a Grenoble http://www.avvenire.it/rubriche/Pagine/Piccole%20storie/Don%20camillo%20a%20grenoble.aspx?Rubrica=Piccole%20storie, Avvenire, 3 novembre 2010, p. 1.