“Mi sentivo perduta, abbandonata, cacciata, sputata via, sepolta, gettata in un'enorme fossa. Piccola. Piccolissima. Consapevole, lì nel buio freddo, della mia esiguità, dell'assoluta impossibilità di essere grande. Briciola. Scheggia. Cosa perduta. Piccola cosa perduta. Ecco come mi sentivo. Qualcosa del genere. Ma non era tutto. Non ancora. Perché lasciata lì, da sola nei cumuli, mi sentivo come se fossi morta, totalmente morta, defunta, spacciata, destinata a non essere ricordata mai da nessuno, mai nemmeno esistita, ignota a chiunque e per sempre. Ecco, così.”

—  Edward Carey

Heap House

Ultimo aggiornamento 22 Maggio 2020. Storia

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“Ecco che cosa siete. Ecco che cosa siete, voialtri. Tutti voi giovani che avete fatto la guerra. Siete una generazione perduta. […] Non avete rispetto per niente e per nessuno. Vi rovinate la salute a furia di bere…”

Gertrude Stein (1874–1946) scrittrice e poetessa statunitense

Origine: Citato in Ernest Hemingway, Festa mobile, traduzione di Vincenzo Mantovani, Mondadori, Milano, 1993, p. 64.

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“Mi sentivo isolato anche da bambino. L'isolamento ti rende sensibile. Da piccolo, sentivo di essere l'unica persona così. Ma c'è del bene nella solitudine. Ti rende sensibile, e la sensibilità fa parte del processo creativo.”

Jim Henson (1936–1990) regista e produttore cinematografico statunitense

Even as a kid, I felt isolated. Isolation makes you sensitive. As a kid, I felt I was the only person who was like that. But there's a good side to isolation. It makes you sensitive, and sensitivity is part of the creative process.

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“[Sulla medaglia d'oro olimpica] Fu davvero una grande cosa per me, perché il tennis è uno sport così solitario ed essere in grado di giocare per qualcun altro, per qualcos'altro, per qualcosa più grande di te ma comunque in relazione con te, è un grande senso di soddisfazione… e per me giocare per il mio Paese e, ancor più importante, giocare per realizzare ciò che mio padre aveva sperato e che non era riuscito a realizzare nella sua esperienza olimpica… sentivo che stavo giocando per qualcosa più grande di me e l'avere lui lì era parte di questo.”

Andre Agassi (1970) tennista statunitense

Variante: Fu davvero una grande cosa per me, perché il tennis è uno sport così solitario ed essere in grado di giocare per qualcun altro, per qualcos'altro, per qualcosa più grande di te ma comunque in relazione con te, è un grande senso di soddisfazione... e per me giocare per il mio Paese e, ancor più importante, giocare per realizzare ciò che mio padre aveva sperato e che non era riuscito a realizzare nella sua esperienza olimpica... sentivo che stavo giocando per qualcosa più grande di me e l'avere lui lì era parte di questo.
Origine: Dall'intervista "L'oro di Atlanta fu ultraterreno" http://www.ubitennis.com/sport/tennis/2012/07/22/747726-atlanta_ultraterreno.shtml, traduzione di Riccardo Nuziale, Ubitennis.com, 23 luglio 2012.

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